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Il CRU alla Presidente Tesei: “Fate allenare i nostri giovani!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ datata 22 gennaio 2021 la lettera che il Presidente del C.R.U. Luigi Repace ha inviato alla Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, con la quale il massimo esponente del calcio regionale vuole sensibilizzare circa l’inopportunità di vietare ancora gli allenamenti dei giovani calcatori Under 18, anche in forma individuale.

Il divieto, già contenuto nell’Ordinanza Regionale n. 69 del 30 ottobre 2020, viene ribadito nell’ultima, in ordine cronologico, emanata ieri, dove l’art. 3 estende la validità del divieto fino al 13 febbraio 2021.

Certamente condivisibili le motivazioni addotte, soprattutto con riferimento al fatto che le nostre società sportive, che si occupano della formazione calcistica degli atleti, stanno perdendo pezzi a favore di altri sport, non soggetti a tali limitazioni.

In pratica – sostiene Repace – i giovani aspiranti calciatori dilettanti, non potendo praticare il calcio, emigrano verso altri sport che invece sono consentiti.

Da chi sono consentiti? E in che modo?

Per rispondere a queste domande – argomento peraltro già in parte approfondito in un nostro precedente articolo – dobbiamo fare un passo indietro al 24 ottobre scorso, quando il DPCM di allora ha sospeso tutte le competizioni sportive, salvando solo quelle “di interesse nazionale”. Il tutto poi ribadito nel DPCM del 3 novembre 2020. In  pratica, secondo l’art. 1, comma 9, lettera D del citato DPCM, sono “sospesi gli eventi e le competizioni sportive degli sport individuali e di squadra, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; restano consentiti soltanto gli eventi e le competizioni sportive, riconosciuti di interesse nazionale, nei settori professionistici e dilettantistici, dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva; le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra partecipanti alle competizioni di cui alla presente lettera sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva.” 

Sono quindi il CONI, il CIP e le diverse federazioni sportive che stabiliscono a quali gare può essere riconosciuta questa rilevanza nazionale. Il DPCM del 3 dicembre 2020 aggiunge infine l’aggettivo “preminente” alle competizioni di interesse nazionale. Ebbene, alcune federazioni – per esempio la FIPAV, a cui di recente si è aggiunta anche la FIP – hanno incluso nelle competizioni di interesse nazionale praticamente tutti i campionati indetti dalla stessa federazione, con pochissime eccezioni. Il CONI, dal canto suo, ha avallato queste scelte (qui sono riportati gli eventi classificati dal CONI di preminente interesse nazionale). E questo è il motivo per cui, nonostante l’Ordinanza Regionale restrittiva, alcune discipline sportive hanno potuto proseguire la loro attività, nel rispetto dei protocolli di sicurezza.

Frugando nel link al sito istituzionale del CONI, troviamo quali sono per la FIGC, e quindi per il CONI, le Competizioni Agonistiche Nazionali dei Dilettanti. Non c’è traccia dei campionati giovanili, nemmeno quelli agonistici Under 15, 17 o 19 e nemmeno per quelli disputati nella massima categoria regionale A1, traccia che invece si ritrova nei comunicati (sempre a titolo esemplificativo e non esaustivo) di FIPAV e FIP.

Qualche autorevole commentatore aveva ravvisato il preminente interesse nazionale in tutti quei campionati suscettibili di terminare, potenzialmente, con una finale nazionale. E, con questa accezione, la Federazione Italiana Giuoco Calcio potrebbe ammettere almeno l’attività di quelle società sportive dilettantistiche che hanno squadre che militano in A1. Se non l’ha fatto, ci sarà sicuramente un motivo, anche se a noi sconosciuto. Diverse devono essere state le motivazioni che, al contrario, hanno fatto ritenere a FIPAV e FIP che anche un campionato regionale Under 13 – e non solo – avesse preminente interesse nazionale.

Noi, nel nostro piccolo, abbiamo già avuto modo di affermare, in assoluto accordo con il Presidente Repace, che lo sport ha, in tutto il suo complesso, rilevanza nazionale. Innanzi tutto, già da molto tempo, il diritto allo sport, sia pure inteso come diritto di seconda generazione – cioè non contemplato dalle fonti giuridiche tradizionali – è stato sancito anche da organismi sovranazionali autorevoli, quali le Nazioni Unite, che hanno riconosciuto lo sport quale elemento fondamentale per il sano sviluppo psico-fisico di ciascun individuo. Lo Stato Italiano certifica questa visione, nel momento in cui contempla, tra le massime istituzioni governative, il Ministero dello Sport. Inoltre, un bambino sportivo in più oggi sarà un adulto malato in meno domani, il cui benessere psico-fisico gli consentirà di condurre una vita più serena e di evitare alcune patologie, non gravando in questo modo sul Servizio Sanitario Nazionale, i cui evidenti limiti, in questo sciagurato momento storico, sono sotto gli occhi di tutti.

Del resto, la Presidente della Regione Umbria, su espressa richiesta della FIPAV Umbria, ha già avuto modo di precisare che non c’è alcuna limitazione allo svolgimento dell’attività sportiva per gli atleti che partecipano a campionati di interesse nazionale.

In conclusione, è bene, come fatto dal Presidente del CRU, sensibilizzare il governo regionale sul tema; altrettanto importante, a giudizio di chi scrive, sarebbe un intervento diretto al Presidente della FIGC Gabriele Gravina, il quale, analogamente a quanto fatto dai vertici di altre federazioni, potrebbe includere diversi campionati, quantomeno quelli agonistici – giovanili e non – fra gli eventi di preminente interesse nazionale, la cui attività andrebbe condotta comunque entro il perimetro stretto dei protocolli di sicurezza, peraltro già esistenti e a suo tempo autorizzati.

 

 

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