Tutti quelli non più giovanissimi non possono non ricordarlo, affacciato alla finestra della vecchia sede dell’Orvietana in Via Carini, con la stecca da biliardo in mano. La finestra che dava proprio sopra il bar Montanucci e da dove poteva osservare tutto lo struscio sul Corso.
Apostrofava affettuosamente tutti quelli che passavano, perché Vittorio Michelangeli conosceva tutti e tutti gli volevano bene. Aveva sempre una parola gentile, un abbraccio, una stretta di mano. Non lesinava mai cordialità e buonumore.
Da qualche tempo, si era trasferito a Tarquinia per essere vicino ai figli, ma periodicamente arrivavano le sue telefonate agli amici; i ponti non potevano essere tagliati, tanto era l’amore che lo legava alla sua Orvieto e agli orvietani.
Tutti quelli non più giovanissimi non possono però non ricordarlo neanche a bordo campo, fregiato dei colori biancorossi, a sostenere la squadra di calcio cittadina. Da sempre vicino alla società, nel 1973 diventa segretario dell’Orvietana, insostituibile nel suo ruolo, mentre sbroglia matasse burocratiche legate a tesseramenti, trasferimenti e chissà quanto altro. Gli ultimi anni della sua carriera da dirigente USO lo vedono amministratore delegato, fin quando l’età e il trasferimento della famiglia lo portano lontano dal Muzi.
Massimo Porcari, attuale dirigente dell’Orvietana Calcio, lo ricorda come il suo maestro. “Gli devo tanto per i suoi insegnamenti in tutti i meandri dell’attività di segreteria. Ma il valore più grande che mi ha lasciato è l’amore per questa società.”
Fai buon viaggio Vittorio e, quando qualche volta ti capiterà di guardare giù, segui il bianco e il rosso e ci troverai tutti lì, stretti nel tuo ricordo.
A Liliana, Alessandro e Giulia giungano le più sentite condoglianze della redazione di OrvietoSport.
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