Riceviamo e pubblichiamo
Buongiorno,
mi chiamo Daniele Galletti e sono il capitano della ASD ProFiculle e sono qui a scrivere perchè in tutta la mia umile carriera di calciatore dilettantistico non mi era mai capitato di assistere ad uno spettacolo così deprimente, si deprimente, perchè non ce aggettivo più azzeccato.
Io ho esordito in prima squadra nel 1996 e tranne una piccola parentesi ho giocato sempre nella squadra del mio paese avendo collezionato più di 500 presenze e mi ritengo una persona leale e corretta, che ha sempre fatto dei valori della sportivitá e del rispetto uno stile di vita, tutto ciò confermato dal fatto che in tutto questo tempo avrò preso si e no quattro/cinque giornate di squalifica.
Aver assistito ai fatti successi domenica mi ha fatto veramente male, talmente tanto da fermarmi a guardare mio figlio di 6 anni e pensare se fosse giusto o meno fargli proseguire questo sport.
Quello accaduto domenica non ha nulla a che vedere con un arbitraggio, perché un arbitro deve fare questo “mestiere” nel modo più sereno possibile, invece quello che ha pensato di fare il Sig. Paolo Garofalo è stato di contribuire, minuto dopo minuto con minacce, sguardi intimidatori e una totale assenza di comunicazione, a portare gli animi di tutti all’incredulità e all’ esasperazione.
La totale mancanza di buon senso lo ha portato poi ad allontare dal campo chiunque avesse avuto intenzione di aprire bocca e ad approfittare di qualsiasi minima situazione per punirci con cartellini rossi, aumentando cosi la nostra disperazione.
Tutto questo tralasciando gli errori tecnici che chiunque può commettere.
Darsi una spiegazione di tutto ciò non è semplice, forse deriva anche dal fatto che vige la leggenda che chiunque venga a Ficulle si trovi di fronte un ambiente incivile, portandosi cosi dietro atteggiamenti pregiudiziali, quegli atteggiamenti che mischiano l’inciviltà con la passione, quella passione che da domenica si è spenta spero, solo dentro di me e non nel resto di tutti quanti.
mi chiamo Daniele Galletti e sono il capitano della ASD ProFiculle e sono qui a scrivere perchè in tutta la mia umile carriera di calciatore dilettantistico non mi era mai capitato di assistere ad uno spettacolo così deprimente, si deprimente, perchè non ce aggettivo più azzeccato.
Io ho esordito in prima squadra nel 1996 e tranne una piccola parentesi ho giocato sempre nella squadra del mio paese avendo collezionato più di 500 presenze e mi ritengo una persona leale e corretta, che ha sempre fatto dei valori della sportivitá e del rispetto uno stile di vita, tutto ciò confermato dal fatto che in tutto questo tempo avrò preso si e no quattro/cinque giornate di squalifica.
Aver assistito ai fatti successi domenica mi ha fatto veramente male, talmente tanto da fermarmi a guardare mio figlio di 6 anni e pensare se fosse giusto o meno fargli proseguire questo sport.
Quello accaduto domenica non ha nulla a che vedere con un arbitraggio, perché un arbitro deve fare questo “mestiere” nel modo più sereno possibile, invece quello che ha pensato di fare il Sig. Paolo Garofalo è stato di contribuire, minuto dopo minuto con minacce, sguardi intimidatori e una totale assenza di comunicazione, a portare gli animi di tutti all’incredulità e all’ esasperazione.
La totale mancanza di buon senso lo ha portato poi ad allontare dal campo chiunque avesse avuto intenzione di aprire bocca e ad approfittare di qualsiasi minima situazione per punirci con cartellini rossi, aumentando cosi la nostra disperazione.
Tutto questo tralasciando gli errori tecnici che chiunque può commettere.
Darsi una spiegazione di tutto ciò non è semplice, forse deriva anche dal fatto che vige la leggenda che chiunque venga a Ficulle si trovi di fronte un ambiente incivile, portandosi cosi dietro atteggiamenti pregiudiziali, quegli atteggiamenti che mischiano l’inciviltà con la passione, quella passione che da domenica si è spenta spero, solo dentro di me e non nel resto di tutti quanti.
Un saluto
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