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La 45sima Castellana si presenta alla città

Ci siamo. La Castellana n. 45 rimuove il velo e si presenta domani, sabato, ore 12.00, al Bar Sant’Andrea di Piazza della Repubblica. Sapremo tutto o quasi di uno degli eventi fra i più amati e seguiti dal popolo orvietano e non solo da questo. La gara è la stessa, identico il percorso ma, come tutte le cose buone non finirà mai di stancare appassionati e semplici curiosi. Per le corse in salita, troppo spesso snobbate dai grandi media, è arrivato il momento della riscossa. Le parole di Davide Valsecchi, già campione della GP 2 e adesso commentatore Sky e quanto scritto dal giornalista Alberto Sabbatini, recenti fruitori della gara di Gubbio ne sono la conferma. Qui sotto, un breve estratto di quanto redatto da Sabatini, figlio del grande Marcello, la famosa Zanzara di Autosprint di cui entrambi sono stati i Direttori:

Ho scoperto le gare in salita. Ho partecipato alla Gubbio – Madonna della Cima. Quattro chilometri appena, ma da fare in apnea totale. Un mondo completamente diverso. Niente a che vedere con la pista, le vie di fuga, le staccate ruota a ruota. È un’altra specialità. Come i 100 metri e il salto in lungo. Nella Salita corri prima di tutto corri contro te stesso, il cronometro, il tuo stesso limite. E poi contro le insidie. Curve cieche, muretti, guardrail, canaletti e dossi sulla strada.

Prima, sotto sotto un po’ la snobbavo. Ingenuamente, mi dicevo: che vuoi che siano 4 chilometri in salita? Dov’è la difficoltà? È meno di un giro di pista al Mugello. Mi sbagliavo. E tanto. Quattro chilometri sono tantissimi se conti i dossi, le curve, le pezze d’asfalto, i cambi di direzione, i punti ciechi dove non ti ricordi mai se puoi accelerare a fondo o se devi dosare con attenzione il gas. In due giorni avanti e indietro ancora oggi in ricordo bene il percorso. Com’è la curva 3 dopo la partenza? Si fa piena oppure no? Boh! Se ti manca questa capacità di memorizzare fotograficamente le curve, non riesce ad andare veramente forte in Salita.

Ci sono barriere da accarezzare, sfiorare, senza mai esagerare altrimenti picchi duro. Tanto di rispetto per i piloti delle Salite. Ultimi veri eredi di un automobilismo vero, genuino, d’altri tempi.. ”

 C’è quanto serve per far salire l’adrenalina e rendere omaggio ai protagonisti della corsa, in buona parte orvietani. Il movimento è in crescita, le presenze in gara potrebbero toccare e superare le 25 unità. Tantissimi i giovani, con in mezzo a loro qualche altro un po’ più attempato, ma pur sempre ardito e animato da una passione genuina. Nelle cronoscalate ciò che più conta è il ritrovarsi e passare due giorni nel mondo che senti a te più vicino. Interessante, anche in questo caso, il punto di vista di Alberto Sabatini:

“..il bello è che in Salita sono tutti amici. Non è come in circuito, dove ognuno va per conto suo e si chiude nella propria hospitality. In Salita si vive in comunità. Arrivati in cima, si deve aspettare l’ultimo per scendere giù. Quindi si parla, si scherza, si beve (acqua o bibite, non alcool!) tutti insieme in attesa di tornare a valle e riprovare la seconda manche.

E poi quando è finita la discesa, a bassa velocità tutti in fila, tra il pubblico (tanto) che ti festeggia, ti invita, vuole sentire il rombo del tuo motore e ti ferma per offrirti dal finestrino un bicchiere di vino e in cambio ti chiede una sgommata a ruote fumanti……”

E’ bello sentir parlare e dare l’importanza che si merita al pubblico, altro elemento essenziale per il successo della manifestazione. Si può, tranquillamente, scommettere che ancora una volta saremo in tanti, sia sabato 9, in occasione delle prove ufficiali, sia domenica per la corsa

Roberto Pace

 

 

 

 

 

 

 

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