Dall’alba al tramonto. No, non è il titolo di un film al contrario, ma quanto ci ha messo Francesco Fredro, avvocato 37enne di Orvieto, a raggiungere Assisi da Orvieto, o meglio da Porano, camminando, a volte correndo, solo, senza soldi, né cibo, né acqua, né alcun genere di supporto energetico. L’impresa, perché di impresa si tratta, per Fredro, atleta appassionato di ultra-trail, corse che si svolgono lungo percorsi impervi, con pendenze che farebbero sbuffare di fatica pure qualche ciclista professionista e per moltissimi chilometri, si è svolta giovedì 11 agosto scorso con partenza alle ore 4.30 da Porano e arrivo intorno alle 23 a Assisi. Nel mezzo una lunga ed estenuante camminata di circa 100 chilometri (con salite e discesi per un dislivello positivo di circa 1400 metri) in cui non sono mancati momenti di stanchezza fisica e cali di motivazione.
Ma Fredro è abituato a terminare le proprie sfide, e non solo quelle sportive, a qualunque costo, sempre al meglio del possibile. La sfida, 19 ore in tutto, ha portato Francesco Fredro lungo le strade dell’Umbria, ad attraversare molti comuni e paesi, e in tutti, qualcuno lo ha sostenuto, chi con acqua, chi con frutta, chi con tè, chi con pezzetti di parmigiano, chi semplicemente con un “Vai Francesco!” gridato da una finestra. All’annuncio dell’impresa, la sera precedente, era partito un amichevole quanto appassionato tam tam sui social network e in molti sapevano dell’arrivo di Fredro già prima di vederlo sbucare, zaino in spalla, tenacemente diretto alla città di un Francesco ben più importante di lui.
“Mi domandano tutti perché – afferma l’avvocato camminatore – perché partire da casa di notte e fare quasi 100km a piedi senza soldi, senza cibo e acqua e, soprattutto, perché verso Assisi, come se stessi facendo chissà quale stupidaggine. Eppure io sento di fare qualcosa di così semplice e naturale.” E poi cita quasi a memoria un passo del film “Sette anni in Tibet”: “Nel paese in cui sto viaggiando, il Tibet, credono che percorrere a piedi lunghe distanze verso i luoghi sacri, purifichi le cattive azioni commesse, credono che più il viaggio è difficile, più la purificazione è profonda.” Motivazioni a parte l’impresa sportiva è riuscita soprattutto come esperimento sociale: molte infatti sono state lungo la strada che da Porano scende a Orvieto Scalo per poi salire fino a San Venanzo, e scendere verso Marsciano, Torgiano fino a Santa Maria degli Angeli e infine salire a Assisi. A San Venanzo si è mobilitata addirittura la proloco con tanto di comitato d’accoglienza e punto ristoro. “Quando ho iniziato il ‘cammino’ verso Assisi – spiega Fredro – avevo paura perché pensavo di essere solo. Io ero abituato alle gare, dove puoi contare su tante persone ed hai a disposizione tutto. Eppure, passo dopo passo, mi sono sentito sostenuto dalla forza delle persone che mi circondano, dalla mia famiglia, mia moglie e mio figlio che mi lasciavano messaggi vocali di incitamento, gli amici che mi scrivevano in continuazione, e inaspettatamente dalle persone che ho incontrato sulla strada
Penso alla Pro Loco di San Venanzo che mi ha fatto trovare un cartello con scritto “buon cammino Francesco”, oltre all’acqua e merendine, penso ad un bambino di nome Nicolò (come mio figlio) che mi stava aspettando sul balcone e mi ha chiamato “Francesco aspetta!!!” ed è sceso per portarmi due succhi di frutta ed un pacchetto di cracker (lì ho pianto) penso alla proprietaria di un bar a S. Enea che mi ha fatto sdraiare nel bel mezzo del locale perché avevo i crampi e mi ha dato del thè e mi ha spinto a continuare, penso ad una amica che a Torgiano mi ha aspettato per darmi una coca-cola e dei pezzetti di parmigiano, penso a dei ragazzi che vedendomi sfinito sulla sedia di un bar mi hanno detto: “Guarda che Assisi è vicina… la vedi?” ma sapevamo tutti che dovevo ancora faticare molto.
Alla fine ho compreso che questo non era più il mio viaggio, ma il “nostro” viaggio. E dico grazie a tutti, a tutti voi e a tutti loro.”
Tecnicamente comunque non è stata proprio una “passeggiata”: “Per i primi 50 km ho corricchiato – racconta – avevo gli allenamenti che mi hanno aiutato, ma dopo Marsciano, per il caldo e la carenza di alimenti specifici (gel energetici ed integratori salini, barrette proteiche) sono andato calando fino a zoppicare.” “Insomma a tirare le somme si parla di quasi 100 km, 19 ore, 1400 D+ (dislivello), niente soldi, niente cibo, niente comodità. Praticamente un cammino verso l’amore.”
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