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Non solo danza. Laura Famoso e la New Art School

Benessere e cura del corpo a trecentosessanta gradi. E’ questa l’impressione che io e Marco abbiamo, appena varcata la porta della New Art School, almeno a giudicare dagli attestati, conseguiti dai vari professionisti che vi gravitano attorno, appesi ai muri della scuola: danza per tutti i gusti, ma anche fitness: step, pesi, pilates e tanto altro. E gente di tutte le età che la frequenta.

Laura ci accoglie nell’ufficio che funge anche da segreteria della scuola. Ha appena terminato una lezione ed è impegnatissima con le prove del saggio di giugno.

Una passione innata ed una vita dedicata alla danza, il cui studio è cominciato, a Orvieto, all’età di otto anni, guidata dall’insegnante Patrizia Danielli. Un paio d’anni di stop forzato, dovuto all’inconciliabilità dell’orario delle scuole medie con lo studio della danza; ed ecco che Laura, appena iniziati gli studi superiori, riprende a ballare, sempre sotto la guida della sua vecchia insegnante. “Quando avevo circa diciotto anni, la mia insegnante andò a fare un corso di fisioterapia e per questo si assentava spesso dalla scuola. Cominciò a chiedermi di sostituirla. E poi, da lì, via via, è cominciata una vera e propria collaborazione con Patrizia, fino al momento in cui lei prese la sua strada come fisioterapista ed io continuai nell’insegnamento della danza, dapprima appoggiandomi nelle palestre delle scuole, per arrivare a gestire un corso ad Amelia”.

La vita di Laura, da quel momento, diventa pienissima: danza, studi superiori all’ISEF di Perugia, dove si diploma nel 2001, e la famiglia. La nascita della figlia la porta, non senza rammarichi, a lasciare la scuola nell’amerino e cercare di avvicinarsi ad Orvieto. Approda così nella palestra di Rita e Lucia Custodi, continuando a coltivare il sogno di una scuola tutta sua. Nel 2000, apre la New Art School, il suo gioiello, la sua creatura.

Nasce come atleta/insegnante, Laura, schivando le luci della ribalta dei palcoscenici, preferendo dedicarsi ai suoi allievi, scoprendo anche qualche talento.“Noi facciamo danza di ogni genere, fitness di ogni genere, teniamo un piccolo corso di arti marziali. All’interno della scuola, io tengo alcuni corsi e mi avvalgo, per altri, della collaborazione di diversi insegnanti.”

Ci descrive il difficile mondo della danza, dove pochi ce la fanno, riuscendo a superare i tanti ostacoli che si incontrano, dove si comincia bambini e poi, in una sorta di selezione naturale, molti si perdono lungo la strada, dove è necessario unire il faticoso studio della tecnica con alcune doti fisiche che non tutti hanno. Ricorda, con un sorriso, i suoi allievi che, per un verso o per l’altro, sono emersi – Luca Paradiso, Marco Virgili, Michela Dominici – e sottolinea come “io abbia ancora oggi degli allievi, che hanno cominciato in questa scuola a cinque anni, adesso ne hanno venticinque e sono ancora qua.”

Ci confida come la sua prima insegnante di danza abbia lasciato un segno profondo nella sua formazione: “Ha preso un’altra strada, ma, se ancora insegnasse, io andrei volentieri tutt’ora a prendere lezioni da lei”, introducendoci, così, alla sua attuale e concomitante attività di studio, parallela a quella dell’insegnamento, con corsi tenuti da diverse associazioni, che fanno capo alla F.I.F. e che le consentono di accumulare crediti formativi.

Con gli occhi pieni d’amore per il suo lavoro, ci dà appuntamento per il 22 giugno prossimo al Teatro Mancinelli. Si guarda bene dall’anticiparci un qualunque dettaglio sul saggio, ma ci racconta come lei si occupi di tutto: dalla scelta del tema, delle musiche – punto di partenza per la creazione delle coreografie – dei costumi, della logistica, della difficile ricerca degli sponsor. Dopo questa pianificazione, anche gli altri insegnanti creano la loro coreografia, all’interno delle linee guida che Laura ha tracciato, avendo sempre ben presente quello che è il feeling che lei vuole venga trasmesso al pubblico.

Infine, Laura si congeda da noi, poi ci ripensa:”Prima, voglio ringraziare in modo particolare Claudio Pagliaccia – che noi chiamiamo affettuosamente direttore – per la preziosa collaborazione che ci presta in ogni momento della vita di questa scuola.”

Ce ne andiamo, Marco e io, sicuramente più ricchi di quando siamo entrati, perché portiamo via con noi un bene prezioso: la tenacia di una professionista che, dopo anni di studi e con tanti sacrifici, è riuscita a creare un posto speciale, dove ogni giorno tante persone possono stare bene.

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