Parla sulle colonne del Corriere dell’Umbria, Andrea Bernardini l’autore del gol da oltre 50 metri che ha portato in vantaggio il Group domenica scorsa. E fa una ricostruzione dei fatti piuttosto personale. L’Orvietana secondo lui non avrebbe mandato il pallone in fallo laterale, anzi ci è finito per caso e l’atteggiamento degli orvietani sarebbe stato di presa in giro. Peccato si sia dimenticato di ricordare una cosa: il giocatore suo compagno di squadra rimasto a terra aveva clamorosamente simulato.
Particolare ricostruzione dei fatti da parte di Andrea Bernardini nell’intervista pubblicata dal Corriere dell’Umbria che riportiamo qui in seguito:
dal Corriere dell’Umbria
CITTA’ DI CASTELLO – Cinquanta metri in tre secondi. Il tempo che ci vuole per leggere questa frase.
“Una bella accelerazione, a pensarci – sorride Andrea Bernardini Se modifico uno dei motori che a me e papà capitano sotto mano ogni giorno, forse forse si può fare anche qual cosina meglio”.
Meno veloce di una Ferrari 430 Scuderia, ma più di una Lamborghini Gallardo Superleggera. Che, però, dentro alla sua officina difficilmente entrano.
“Ma le auto che aggiustiamo noi, poi vanno che è una bellezza, meglio di questi macchinoni. Altro che tre secondi” garantisce il 21enne Andrea che, ogni giorno, dopo le 13, sveste la tuta da meccanico e indossa quella del Group Città di Castello, dove fa il centrocampista con profitto.
Pentito? In tre secondi, domenica,per esempio,ha combinato qualcosa di straordinario, inteso come fuori dal comune. Velocissimo di sguardo, mente e piede. Un tiro di cinquanta metri da centrocampo, al “Muzi” di Orvieto, che si è infilato in rete. E di cui, poi, lo hanno fatto pentire amaramente.
“No, proprio no, nessun pentimento – risponde secco il figlio di Lucio, cotanto padre -. Se devo essere sincero, vi dico pure che lo rifarei. Il problema è che non so se mi capiterà di nuovo un’occasione del genere e se sarei di nuovo così bravo da sfruttarla a dovere”.
Velocissimo come la gazzarra che gli si è scatenata contro, perché l’Orvietana aveva calciato palla fuori per far soccorrere un avversario e si aspettava che le venisse restituita diciamo pure “più comodamente”. Qualcuno ha chiuso gli occhi quando ha visto sbuffare fumo dal naso Maurizio “The wall” Caccavale. E al pensiero di quello che poteva succedere.
“Il punto – continua Bernardini – è che loro si sono accorti di uno dei nostri a terra,mi sembra fosse Buza, ma non hanno buttato in fallo laterale il pallone. Un difensore, forse proprio Caccavale, ha lanciato lungo in avanti e uno degli attaccanti ha spizzato la palla che poi è finita fuori. Ma involontariamente, non sono riusciti a tenerla in campo. E allora non mi sono sentito in obbligo verso nessuno”.
Quindi, quando Biccheri ha rimesso la palla in gioco, Andrea non ci ha pensato su due volte: ha guardato la porta e ha calciato più forte che poteva.
“Quale fair play? Quale rabbia? Non avevo alcuna rabbia in corpo, volevo solamente un po’di rispetto dagli avversari – prosegue -. Ho cercato di segnare e ci sono riuscito, da quella distanza non era nemmeno facile! Quelli dell’Orvietana hanno fatto i furbi, per giunta contro una squadra di giovanissimi come la nostra, e questo non va bene. Non è giusto farci prendere in giro così e approfittarsi di noi solo perché abbiamo qualche centinaia di gare in meno in carriera. E’ per questo che non credo sia giusto di parlare di fair play. Poi si è deciso di risolverla in quella maniera, va bene, come se io avessi sbagliato”.
Paolo Valori, il suo allenatore, in questo è stato chiaro. L’ordine è partito quasi all’istante: restituire il maltolto. Nello specifico, farli segnare senza fare opposizione.
“Non ho fatto nemmeno in tempo ad esultare per un gol incredibile che mi sono ritrovato tutti addosso – sono le parole del centrocampista biancorosso -. I miei compagni, insieme al mister hanno deciso di far segnare Caligiuri e rimettere così le cose a posto. Ma…”.
Ma cosa?
“Ma il fair play è un’altra cosa, più nobile – prosegue –, non bisogna usarlo solo per riempirsi la bocca e soltanto quando ci fa comodo. Ripeto, in quel momento, ho voluto calciare e far gol perché nei nostri confronti non c’era stata sportività. In questi giorni in molti si stupiscono per la scelta coraggiosa che ho preso in quel momento,ma io non so mai cosa dire… E’ stato tutto così naturale, un gesto così istintivo. Mi dispiace non averlo potuto festeggiare e che non sia servito alla squadra per racimolare qualche punticino. E quando mi ricapita adesso? E’ il primo in questa stagione e io ne faccio solitamente molto pochi…”.
Ma un aspetto positivo ci sarà pure…
“Sì, non me lo scorderò mai” chiosa.
Tre secondi di celebrità. Ma non erano quindici minuti?
Peccato che dal vivo tutti ci siamo accorti di come il giocatore rimasto a terra abbia simulato l’infortunio dopo aver perso la palla, tanto che gli stessi difensori di casa sentitosi presi in giro, loro sì, abbiano indicato ai compagni della fase offensiva di proseguire l’azione. Ma le continue richieste da parte dei giocatori ospiti hanno indotto a lasciare la palla in fallo laterale, di spizzate non ce le ricordiamo. Che il fair play sia anche altro siamo d’accordo, ma se all’unanimità ( o quasi viste queste parole) la squadra ospite e la panchina hanno deciso di ridare il gol qualcosa vorrà pur dire. Un altro aspetto positivo è che i momenti di celebrità, anche grazie a questa intervista, fortuna per lui, continuano. Altro che 15 minuti…
Si come no mo ha segnato apposta c’ha mirato si si e poi c’era la marmotta che incartava la cioccolata