Boston piega per 96-89 una Los Angeles che aveva in pugno la partita. Ora le serie è sul 2-2
MILANO – Appartenente a pieno diritto alla specie degli omaccioni dal fisico devastante – un elenco che si perde nella storia del basket e che spazia da taglie compatte, come fu quella di Charles Barkley, al formato enorme di Shaquille O’Neal, tuttora in attività – Glen “Baby” Davis diventa l’uomo simbolo della resistenza dei Boston Celtics di fronte ai Los Angeles Lakers, probabilmente più forti in queste finali Nba del 2010, ma anche troppo spreconi e incapaci di mandare all’incasso il loro potenziale. Il ventiquattrenne gigante che a dispetto dei suoi 131 chili scatta, guizza e salta come un acrobata grazie a due gambe imbottite di dinamite, colpisce al cuore i Lakers nell’avvio dell’ultimo tempo di gara 4: sono come pugni di un pugile che trova l’avversario con la guardia scoperta. Cazzotti potenziati da statistiche di prim’ordine (18 punti, 5 rimbalzi, 7 su 10 al tiro, 4-4 dalla lunetta) e che demoliscono, ancor di più quando “Baby” – new entry tra i mattatori – li accompagna con occhi spiritati e urla da cavernicolo.
SERIE IN PARITA’ – Tutto aiuta, fa brodo e fa quadrare i conti: il punto del pareggio nella serie (96-89 per i Celtics il punteggio alla sirena) è soprattutto un messaggio che scuote e motiva. Prima del Glen Davis’s show c’era stata tanta Los Angeles. Sciolta e fluida, agile, leggera nel controllo della partita fino a metà gara. Un’autorità capace di piazzare le mine anche sotto il secondo appuntamento consecutivo dei Celtics davanti al proprio pubblico: se fossero state fatte brillare, come martedì in gara 3, la finale avrebbe avuto un indirizzo preciso nel segno dei californiani. A quel punto, sul 3-1, si sarebbe infatti dovuta stabilire solo la tempistica dell’epilogo: già domenica, di nuovo a Boston, oppure martedì prossimo a Los Angeles? Invece, come in fondo era successo già nel precedente incontro, nonostante il lieto fine, i Lakers si sono buttati via sul più bello. Hanno allentato la morsa e Boston nel terzo quarto è risalita. Il lavoro «sporco» è venuto dai fuoriclasse titolari, gente implacabile come Garnett o capace di rimettersi nel registro giusto, vedasi alla voce Pierce e Rondo. Ma l’agguato decisivo a una Los Angeles ormai rammollita, sorpresa e perfino irritante negli sprechi di Bryant (33 punti per lui, pero Kobe ancora una volta è rimasto in bilico tra l’estasi di giocate divine e la dannazione di incredibili forzature), è stato portato dai panchinari dei Celtics: 21 punti da loro nel periodo conclusivo, disputato a posizioni invertite, cioè con i vari Davis, Robinson e Tony Allen nel ruolo dei protagonisti e quelli del quintetto base a osservarli a bordo campo. Boston per sopravvivere e rilanciarsi ha riscoperto il valore del gruppo: il premio è che, come minimo, costringerà l’avversario alla sesta sfida delle sette in calendario. E se al termine dell’incontro di dopodomani si tornerà in California con i Celtics in vantaggio 3-2, i Lakers rischieranno di rimpiangere pesantemente il capolavoro ieri sera lasciato incompiuto.
fonte: corriere.itThe basis for all that is an exhaustive catalog of putatively effective teacher behaviors, especially interactions between teachers and students, running the gamut from using a warm, calm voice to producing varied http://customwritingassistance.com/ examples
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