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Shadow

Passione equitazione … ad Orvieto si può!

OrvietoSport propone una nuova collaborazione editoriale che speriamo sia gradita ai lettori, un grande benvenuto a Federica Gradoli.

Immaginate di svegliarvi una mattina e di scoprire l’assenza della vostra automobile in garage…. Panico! La macchina non c’è più e non solo lei: di colpo si sono volatilizzate tutte le autovetture orvietane, insieme ad ogni minima traccia di mezzi pubblici e meccanici. Ebbene questa è la tipica dimensione quotidiana vissuta nell’ottocento, quando i nostri antenati ignoravano ciò che oggi è così terribilmente necessario per la sopravvivenza dell’essere umano: la tecnologia. Ritorniamo al sogno e al problema da risolvere! “Come faccio ad andare in ufficio se devo percorrere 5 km per arrivarci?” (primo quesito); “Devo passare a prendere i bambini all’asilo”(secondo inconveniente); “La spesa quando posso gestirla senza creare ulteriori emicranie alla mia povera testa?”(terza domanda). La soluzione è molto semplice, anzi risulta essere un’equazione a dir poco banale… le gambe stanno al cavallo, come il camminare sta per il trotto! L’impiego di questo animale inizia a svilupparsi nel secondo millennio a.C., presso i popoli nomadi delle steppe dell’Asia centrale per giungere fino all’India e poi in Europa. Sembrerebbe una capacità quasi innata quella di cavalcare, o forse è solo l’istinto di conservazione che vince sulla paura di provare ad utilizzare un essere vivente al posto dei piedi. Quindi, per reminiscenza platonica, anche noi siamo in grado di sperimentare una conoscenza perduta per sistemare l’attuale situazione drammatica. L’equitazione è un’arte antichissima, addirittura Senofonte nel 365 a. C. dedica a questo sport uno scritto lineare e rigoroso, ma noi adesso ad Orvieto dove troviamo un cavallo e un istruttore? Non tutti lo sanno, però vicino alla concessionaria COAR, guardando proprio bene, di fronte alla pista ciclabile, sulla sinistra, compare magicamente la nostra salvezza: il maneggio di Foltrinelli! Fantastico l’incubo è terminato e possiamo ricominciare a girovagare con le automobili, quelle stupefacenti creazioni che la scienza unita all’intelligenza umana hanno concepito e ben sviluppato. L’assurdità della società moderna etichetta la praticare di questo sport come una rivalsa snobbista borghese, senza nemmeno conoscere il vero intento del singolo partecipante. Andare a cavallo permette alla mente di liberarsi da qualsiasi preoccupazione, perché la concentrazione diventa lo strumento principale del gioco. L’attenzione viene dirottata sui movimenti dell’equino, lasciando che il corpo del cavaliere o dell’amazzone si adatti alla sua andatura, per sentire attraverso la percezione, quella sensazione di rilassamento e di sicurezza interiore che inizia con il passo, arriva fino al trotto, concludendo la propria evoluzione nel galoppo. Non è necessario e nemmeno obbligatorio cimentarsi nel dressage o nel salto agli ostacoli, basta una tranquilla distensiva passeggiata per riuscire ad osservare l’ambiente esterno con maggior equilibrio, tralasciando gli aspetti superficiali che ci assillano la vita e le relazioni interpersonali. Tutto questo è possibile ad Orvieto! Una piccola cittadina di provincia che di élitario possiede l’immensa fortuna di un posto dove i sogni non subiscono autentici traumi notturni, ma tramutano le scelte sportive in alternative ed originali passioni da perseguire.

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