Una vita dedicata all’Orvietana. Lo tiene a puntualizzare Massimo Porcari, non solo in occasione di questa intervista. Definisce la società la sua seconda famiglia, a cui ha dedicato tanto tempo già quando lavorava, figuriamoci oggi che è in pensione.
Arrivati ormai alla metà di ottobre, il dirigente responsabile del settore giovanile vuole fare una disamina su questo inizio di stagione. “Quest’anno, con l’abolizione del vincolo sportivo, comincia un’era di grande difficoltà per le società. Alla fine di ogni anno, i giocatori si troveranno tutti svincolati e le società perderanno il patrimonio sportivo che era costituito dal valore delle rose che riuscivano ad allestire. In particolare per la Juniores Nazionale, dove le spese per la società sono molto superiori a quelle sostenute per un campionato regionale, noi ci siamo trovati costretti a far pagare la retta, dopo anni in cui agli juniores il pagamento veniva esentato. E questo, ancora una volta, va purtroppo a gravare sulle famiglie.”
Il preambolo spinge a fare così una riflessione. Le società sportive hanno ovviamente tutte subìto la riforma. Oltre a far pagare la quota annua, per compensare la “perdita del patrimonio sportivo”, cosa si propone di fare l’Orvietana per cercare di trovare una soluzione al problema e attrarre i giovani calciatori al di là del vincolo sportivo? “La priorità è stare sempre ad alti livelli. Attualmente, gli Under 19, con i classe 2005 e 2006, disputano un campionato nazionale e sia l’U15 che l’U17 si trovano nella massima categoria regionale e questo rende attrattiva la società, a dispetto di qualcuno che invece sostiene che non lo è (il riferimento è alla lettera dell’ex diesse Giuseppe Olimpieri, che abbiamo pubblicato sabato 7 ottobre ndr). Infatti l’obiettivo dato all’U17, allenata da Andrea Montenero, e all’U15, allenata da Andrea Valterio, è quello di mantenere la categoria. Diverso è il discorso per la Juniores, allenata da Enrico Broccatelli; lì non ci sono retrocessioni e allora l’obiettivo che la società vuole raggiungere è veder giocare un bel calcio, da giocatori ben formati, la cui crescita può essere funzionale all’ingresso in prima squadra.”
L’abolizione del vincolo sportivo, se da un lato costituisce e, ancor più costituirà nel prossimo futuro, un problema per le società, può però servire da stimolo alla società stessa a lavorare bene e a far sì che il calciatore resti non perché vincolato, ma perché si trova in un ambiente sano, sereno, dove si sente realizzato. Tu come la pensi? “E’ sicuramente così fino ad una certa età. Quando poi un ex Juniores va a giocare in una prima squadra, dal prossimo 1 luglio è libero di farlo senza che sia economicamente riconosciuto il valore del lavoro svolto dalla società di appartenenza negli anni precedenti.”
La scuola calcio quest’anno è stata oggetto di un riassetto tecnico e organizzativo. “Sono stati sostituiti diversi allenatori e nominato un nuovo responsabile, Matteo Federici, che è una persona molto in gamba, con esperienza importanti anche come tecnico della Federazione. Siamo arrivati a circa 75 iscritti e non 50 come l’ex direttore sportivo sostiene. A parte la disputa numerica, comunque, devo dire che la quantità degli iscritti alla nostra società è una questione interna di cui ci piace occuparci da soli, senza che a preoccuparsene siano altri. Noi non siamo in grado di tenere una scuola calcio con 200 ragazzi a causa delle strutture di cui disponiamo, che non hanno spazi adeguati per lavorare con certi numeri. Un sovraffollamento delle strutture provocherebbe inevitabilmente la perdita della qualità solo per privilegiare la quantità e questo l’Orvietana non lo vuole. Il numero dei piccoli calciatori è quello giusto, con cui si lavora bene, lo testimonia il fatto che un nostro 2013 è stato preso dalla Ternana.Questo per dire che l’Orvietana, negli anni, ha sempre indirizzato giocatori verso le società professionistiche. Nella sua lettera aperta, l’ex direttore sportivo Giuseppe Olimpieri sostiene di essere stato allontanato a causa della volontà di due genitori di accogliere la chiamata della Ternana. Non è vero. Lui è stato allontanato perché non ha provveduto al tesseramento tempestivo dei giocatori. Non si volevano tesserare? Benissimo, allora era compito del direttore sportivo vietare l’accesso al campo di allenamento, fin quando la posizione non fosse stata sanata. Ci sono problematiche legate all’assicurazione che non copre i non tesserati. Altra mancanza dell’ex direttore sportivo è stato non informare la società dell’interessamento di alcune società professionistiche riferitogli telefonicamente dal padre di uno dei ragazzi. Se lo avessimo saputo, avremmo cercato i sostituti. Anche lui, come direttore sportivo, una volta constatate le resistenze delle famiglie a firmare, avrebbe potuto cercare altri giocatori. Non lo ha fatto. Abbiamo saputo del passaggio alla Ternana ad una settimana dall’inizio del campionato e questo ci ha messo in difficoltà. Personalmente, mi sarei aspettato dall’ex responsabile tecnico una dichiarazione del tipo: sì, io ho sbagliato, avrei potuto lavorare meglio però anche la società è stata troppo frettolosa nel prendere la decisione del mio esonero. Non ha fatto neanche questo. Ha rivendicato solo i propri presunti meriti, ma ciò che dice è inesatto. I giovani che hanno contribuito a far vincere all’Orvietana il premio in denaro stavano con noi da cinque anni, ben prima che arrivasse lui; la rosa degli Allievi che ha vinto l’A1 lui l’ha trovata già fatta e assortita. Il merito che invece gli riconosco è di aver centrato l’obiettivo dato dalla società della promozione dell’U15 in A1 l’anno scorso. Mi sarei aspettato insomma un po’ più di umiltà da parte sua, perché senza una società solida alle spalle nessuno riesce a lavorare bene, in qualsiasi campo.”
Vabbè, ma qualche difetto ce l’avrà pure st’Orvietana, o no? “Questo lo devo riconoscere – ride -. Se devo trovare un difetto è quello di non aver saputo valorizzare in passato i propri giocatori ed essere stata più propensa a rifornire altre società del comprensorio (che comunque vengono a chiedere i giocatori all’Orvietana, segno che lavoriamo bene) piuttosto che tenerli noi, una volta che non erano più sotto quota. Mi riferisco a quando giocavamo i campionati di Promozione ed Eccellenza; adesso con la Serie D il discorso è un po’ diverso.”
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