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Massimo Pace saluta l’Orvietana. La sua lettera aperta

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che Massimo Pace, magazziniere dell’Orvietana Calcio negli ultimi 18 anni, ha indirizzato alla società biancorossa in occasione del suo commiato.

Alla vigilia della ripresa dell’attività agonistica, desidero rivolgere un affettuoso saluto alla Società Calcistica che per 18 anni mi ha consentito di essere testimone del suo ormai ultracentenario cammino sportivo.
Tanti anni fa mi sono avvicinato a questo mondo come fanno molti genitori di ogni epoca, accompagnando i propri figli agli allenamenti pomeridiani e agli incontri ufficiali.
Salvo poi rimanere anche quando il cammino dei figli si divarica da quello dei padri e delle madri,
allontanandosi inevitabilmente lungo l’accidentato sentiero della Vita.
Quasi per caso ho ricevuto il testimone dalle mani di un decano della gloriosa storia calcistica biancorossa quale Valeriano Basili, cui soprattutto oggi rivolgo un pensiero affettuoso per avermi avviato alla piccola grande maestria dell’attività di magazziniere.
Certamente per convinzione, invece, mi ritengo un privilegiato per questi 18 anni vissuti al fianco della Squadra.
Da quella angusta lavanderia situata proprio sotto gli spalti del Luigi Muzi di Ciconia di Orvieto, ho visto nascere, transitare, chiudere ed evolvere le carriere più o meno memorabili di circa 600 giocatori, 15 allenatori e direttori sportivi, nonché altrettanti staff operativi.
Con ognuna di queste generazioni provenienti da ogni parte di Italia – e certe volte del Mondo – ho
percorso migliaia di chilometri, digerendo sconfitte e retrocessioni, celebrando vittorie e promozioni, ma soprattutto assaporando orizzonti dapprima in ogni angolo dell’Umbria e poi in lungo e in largo per lo Stivale.
Sempre col privilegio umano di condividere emozioni, nostalgie, delusioni, gioie, tensioni e amicizie che solo la quotidianità preziosa dei trascorsi calcistici pro tempore sa regalare e rinsaldare.
Più di tutto, però, ho visto rinnovarsi ogni volta la bellezza di centinaia di giovani affacciati alla vita, protesi alla ricerca del proprio posto nel mondo con un bagaglio di ambizioni e cicatrici.
Qualche volta osservandoli spiccare il volo verso destini radiosi, molte altre vedendoli vincere partite ben più difficili e importanti di quelle giocate sul rettangolo verde.
Talvolta, purtroppo, salutando chi ha dovuto lasciare il Campo, ma senza che il Triplice Fischio volesse mai dire Fine (Vittorugo, Vittorio e Massimiliano, che Regalo è stato esserci conosciuti e voluti bene).
Ho celebrato la fine di ogni campionato officiando sempre lo stesso rituale di 30 armadietti svuotati e poi di nuovo riempiti, 30 abbracci tristemente calorosi consumati a fine Giugno e 30 nuove strette di mano entusiaste a fine Luglio.
Tutto questo per ricordarci che il Mondo cambia, le Stagioni passano e gli uomini pure, giacché nessuno è eterno o indispensabile.
Sebbene gli attimi, quelli sì, si scolpiscano eterni, al pari del valore o della meschinità dei singoli.
Per questo, ora che il mio Viaggio si conclude voglio esprimere la mia gratitudine.
A tutti coloro che negli anni hanno vestito la casacca biancorossa, affidandomi la custodia, il decoro, la pulizia e la manutenzione dei propri “ferri del mestiere”.
Averne avuto Cura è stato il mio modo di farvi sentire tutti un poco più vicini a Casa e in Famiglia.
Ai tantissimi amici, amiche e compagni di viaggio che in queste Stagioni mi hanno accompagnato fra milioni di lavatrici ed asciugatrici fatte e da fare, cartelloni da affiggere, campi da segnare, emergenze abitative e di varia natura operativa da gestire e perfino pranzi e pizze da cucinare.
Senza di voi sarebbe stato solo un sacrificio rimborsato, mentre insieme a voi è stata una passione che ha nutrito i miei giorni di felicità.
Ai presidenti e ai dirigenti sempiterni presenti ieri e ancora oggi.
Aver mantenuto integro – con fatica, danari e tenacia – il filo (bianco)rosso che da 113 anni lega il destino della Società a quello della sua Città, è certamente merito vostro.
All’attuale vertice societario, per essere stato a lungo una guida esemplare e caparbia nelle difficoltà nonché per aver dimostrato che la distanza fra chi prende soldi e chi ne mette è chilometrica.
Proprio come quella che divide i sinceri dilettanti trasparentemente a libro paga dai professionisti del servo encomio ipocrita e nemmeno gratuito, spesso specialisti in dimissioni e ritorni seriali.
Infine, alla nuova “leadership” che avanza con i propri corifei, febbrilmente smaniosa di blandire improvvisi attaccamenti alla causa e folgoranti doti manageriali, con l’obbiettivo di ricavarne una nuova verginità a supporto di ambizioni personali con vista sulla politica locale.
Rinunciare ad assumere in prima persona l’onere e la responsabilità di motivare nel merito un pur legittimo allontanamento, preferendo rifugiarsi nel pavido e imbarazzante retrobottega della pretestuosità bofonchiata a mezzo terzi, mi ha ricordato che certe differenze sono davvero siderali.
Prima fra tutte quella fra la luminosità dell’autorevolezza da copertina e il revanscismo dell’auto-idolatria da vetrinetta social.
Con amore e infinito affetto, porgendo i migliori auguri per altri 100 anni di successi all’Orvietana Calcio 1910 – per tutti e per sempre “U.S.O.”- ,
Massimo Pace – Magazziniere Orvietana Calcio 1910 in servizio dal 2005 al 2023

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