Da portiere – un ruolo dove spesso si fatica a trovare l’atleta adatto – si è guadagnato la maglia da titolare, sbaragliando “la concorrenza”e affermandosi come l’unico 2005 sempre schierato fin dall’inizio, almeno del Girone E della Serie D.
Eppure la sua presenza a difesa della porta biancorossa all’inizio non è apparsa così scontata, come invece lo è oggi ogni volta che si legge la distinta di gara.
Non era nemmeno finito il mese di giugno 2022 quando l’Orvietana ufficializzava l’ingaggio del portiere Luca Patata, classe 2004, proveniente dal Sansepolcro.
A conferma della decisione di optare per una scelta molto giovane tra i pali, ad agosto è arrivato anche un altro portiere classe 2004, Luis Bracaj.
Dopo che Luca Patata è tornato a Sansepolcro, non era comunque così scontato che Emanuele Rossi diventasse il portiere titolare. Contro di lui remavano la giovane età e l’inesperienza, condite anche – a nostro parere – da una sottile preferenza della dirigenza per gli under provenienti da altre realtà, come dimostrano i numerosi acquisti fatti durante l’estate, poi risoltisi in un nulla di fatto. A questo proposito, basta ricordare i vari Ganzerli, Randò, Del Prete e Spinelli, tutti sotto quota che si sono avvicendati nel periodo estivo, ma che poi non hanno trovato spazi e sono usciti definitivamente di scena; se si eccettua qualche presenza di Filippo Biancalana, non ci sono giovani della cantera che giocano con continuità in prima squadra, a parte lui.
Per Rossi è diverso. Ottimo “prodotto” del vivaio locale, ha affermato in questi mesi il suo ruolo con caparbietà e con prestazioni in crescendo, tanto da risultare in più di un’occasione l’uomo partita, quello che salva da una sconfitta o anche da un pesante passivo, sovente oggetto di apprezzamenti da parte di tecnici, commentatori e addetti ai lavori.
Quando ha risposto alla mia telefonata in cui gli chiedevo una breve intervista, non ha nascosto la sorpresa; forse, abituato com’è a lavorare a testa bassa, non si rende neanche ben conto della sua evoluzione. Il brutto anatroccolo si sta pian piano trasformando in un elegante cigno.
Frequenta il quarto anno del liceo linguistico a Orvieto e “bene o male me la cavo anche lì. La scuola mi aiuta; se ci sono esigenze legate al pallone, i professori mi vengono incontro. Il calcio è la mia valvola di sfogo, dopo l’attività sportiva mi sento più rilassato e quindi è più facile studiare”.
Portieri si nasce. La prima volta che Emanuele è entrato in un campo di calcio era già deciso a difendere i pali, “perchè mi piaceva buttarmi per terra e sporcarmi poi, visto che mi riusciva bene, ho continuato. Ero piccolino, il campo era quello della Federico Mosconi a Sferracavallo ed era ancora in terra. Sono rimasto alla Federico Mosconi fino ai dodici anni, poi mi ha attratto il campionato di categoria superiore che disputava l’Orvietana.”
Le sue qualità lo hanno portato a saltare qualche tappa. Dall’inizio dello scorso anno aggregato alla prima squadra per gli allenamenti, arriva infine anche la convocazione per una delle partite del campionato di Eccellenza, nel quale qualche tempo dopo ha anche esordito. Dagli Under 17 alla prima squadra, senza passare per la Juniores. “Quando è arrivata la prima convocazione è stato bello; ero contento anche di andare solo in panchina, perché sono tutte esperienze di cui far tesoro. Ho sempre sperato nella convocazione in Serie D. Il momento più bello è stato quando mi hanno detto che avrei giocato la prima partita di Coppa Italia. Ero felicissimo.”
Nonostante il suo nome sia fisso al primo posto della lista della domenica, lui non si considera un titolare. “Ogni settimana gioca chi si allena meglio e rende di più. Nessuno è mai titolare. Sono in discussione fino alla domenica prima della gara.”
Così giovane eppure già nella condizione di potersi rapportare con compagni di squadra più “anziani” e con più esperienze anche importanti, “che mi aiutano, se necessario mi riprendono, come è giusto che sia, e tutto mi serve per crescere.”
Guardando dietro di sé, nel percorso intrapreso negli anni, Emanuele si ricorda come un bambino esuberante, sempre felice, che non stava mai fermo, neanche quando tornava a casa dagli allenamenti. “Un’energia incredibile. La mamma diceva che avevo l’argento vivo addosso, non mi fermavo mai, avevo sempre il pallone in mano e tra i piedi in qualunque momento della giornata.” Provando invece a guardare avanti, Rossi si immagina “di migliorarsi sempre di più”.
Per un diciassettenne non deve essere facile confrontarsi con un campionato semi professionistico qual è la Serie D. Potrebbe comportare delle rinunce per quanto riguarda gli amici, il divertimento e il tempo libero, ma a lui non pesa più di tanto. “Sono fidanzato [con Michela ndr] e, nonostante gli impegni, riesco a trovare il tempo di conciliare tutto. Qualche volta con gli amici ci scherziamo, mi prendono in giro su questa cosa. Qualche rinuncia è inevitabile ma la faccio volentieri.”
Prima dei saluti, provo a farlo sbilanciare in un pronostico. L’Orvietana si salverà? “Speriamo. Noi ce la mettiamo tutta.”
Che nessuno si stupisca se presto lo vedremo su altri palcoscenici.
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