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Quattro chiacchiere con Riccardo Fatone: “Momento particolare, ma non navighiamo a fari spenti”

Mario La Cava ha firmato ed è di nuovo, ufficialmente, un giocatore dell’Orvietana Calcio. Con lui, arriva anche il difensore under Spatoloni. Salutano, invece, Carissimi e Ammendola.
L’occasione di vedere la rifinitura mattutina dei biancorossi mi regala l’opportunità anche di scambiare qualche parola col tecnico che, imbacuccato nel suo berretto di lana, con fischietto e cronometro al collo, dirige con la sua consueta grinta l’allenamento.
Il momento non è certo dei più rosei. Pochi i punti racimolati nelle ultime gare, ma Fatone, oggi, guarda oltre e in un attimo le sue parole mi riportano  – correva la stagione 2010/2011 – a quando, alla guida del settore giovanile dell’Orvietana c’era proprio lui, dopo che aveva appeso le scarpette da difensore “ignorante” al chiodo.
“È vero, è un momento particolare. Però un motivo di orgoglio ce lo abbiamo. Vorrei ricordare che erano tanti anni che la prima squadra non registrava una media di nove/dieci giocatori provenienti dal vivaio dell’Orvietana. In particolare, abbiamo diversi ragazzi classe 2000, che sono addirittura fuori da quello che prescrivono i regolamenti [gli under si fermano alla classe 1999 ndr]. E questo è frutto del buon lavoro che si sta facendo per riportare a casa tanti orvietani e valorizzare quei ragazzi che stanno venendo fuori dal settore giovanile.”
In effetti, l’Orvietana ha sempre potuto contare su decine di giovani del settore giovanile, ma raramente questi hanno trovato spazio in prima squadra. È verosimile che non tutti possano avere le caratteristiche per gareggiare in un campionato di Promozione o di Eccellenza; è altrettanto improbabile, però, che in tanti anni nessuno o solo qualcuno ce le abbia avute.
“Un po’ per necessità, un po’ per situazioni diverse dal passato – prosegue il tecnico – stiamo lavorando, ormai da un paio d’anni, sulla crescita e sullo sviluppo di questi ragazzi, con l’obiettivo di arrivare a breve termine ad avere non più dieci ragazzi nei 18 in rosa, ma tredici o quattordici. È normale che questi risultati e questi obiettivi si possono realizzare solo grazie al lavoro che sta facendo il settore giovanile. A partire dalla scuola calcio, fino ad arrivare alle squadre agonistiche, tutti hanno sposato questo progetto: più che guardare ai risultati, costruire giocatori che siano quantomeno “papabili” per una prima squadra.”
Ma come lo si fa? “Già dalla scorsa stagione, gli allenatori del settore giovanile stanno lavorando innanzi tutto sulla mentalità, per dare ai loro giocatori una impostazione del lavoro diversa, indipendentemente dai risultati e dalle categorie in cui milita la prima squadra e le stesse squadre del settore giovanile. E il lavoro va fatto con costanza e con ogni singolo ragazzo, per estrarre dal mazzo ogni anno un giocatore in più, che può essere utile alla prima squadra o, se particolarmente bravo, può essere ceduto a società professionistiche.”
Un po’ un investimento sul futuro, insomma, destinato a fruttare nel tempo. “Già lo scorso anno, ma quest’anno in una categoria importante come l’Eccellenza ancora di più, c’è la presenza costante di ragazzi provenienti dal nostro settore giovanile.”
Bene, facciamo però qualche nome, se non altro per dare un sigillo di concretezza a quello sin qui detto. “Beh, Cotigni, Bonaccorsi, Gulino, Perquoti, Terracina, Sganappa. Gli stessi Frellicca, Avola e Nuccioni sono cresciuti qui. La società sta facendo investimenti importanti sul settore giovanile, con allenatori qualificati e preparatori atletici specificatamente dedicati ai ragazzi. Ed è importante che questi aspetti vengano evidenziati, perché all’Orvietana non si naviga a fari spenti. Si sta facendo un lavoro certosino, sia pure tra mille difficoltà, e la differenza rispetto a qualche anno fa è abissale e si vede tutta.”
Fatone, del resto, non salta una partita del giovanile, è sempre presente tra il pubblico. “E certo, anche perché si è creata una armonia ed un rapporto di collaborazione tra chi tira le fila della prima squadra e tutto il resto della società, non solo l’agonistica, ma anche la scuola calcio. L’input dettato dal Presidente Biagioli e da Massimo Porcari è stato chiaro: non lavorare a compartimenti stagni, ma con la massima sinergia tra tutti, cercando di migliorare e cercando di apportare tutti il nostro contributo alla crescita di questo progetto, nato per il bene dell’Orvietana ma che estende i suoi effetti anche su tutto il movimento calcistico. Una volta, il settore giovanile biancorosso era un punto di riferimento regionale. Deve tornare ad essere così. L’Orvietana è più viva che mai.

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1 Comment

  • Luca Marsili

    Sempre tante belle parole, ma io ho sempre seri dubbi su le parole scritte.
    Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare.
    Io non condivido i metodi che mi hanno visto colpito direttamente, comunque faccio tanti auguri a Riccardo Pellegrino che sono sicuro che è una brava persona.
    Conosco Massimo Porcari…. Ma non conosco Fatone a cui auguro di raggiungere l’obbiettivo massimo della prima squadra ma soprattutto l’obiettivo di portare più giocatori possibile del settore giovanile biancorosso fino all’Eccellenza senza però andare a pescare troppo lontano.

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