Abbiamo perso un altro dei nostri amici, fra quelli innamorati del pallone. Franco Della Croce, ambulante nel settore abbigliamento, abruzzese della provincia di Teramo ma orvietano d’adozione, attribuiva un valore così importante alla passione per lo sport, da farne, quasi, una ragione di vita.
Per Frankie, come lo chiamavano gli amici, era normale mettere l’anima nella causa del Ciconìa, così come vivere in modo endemico le vicende della Juve, o come attendere, fiducioso, il giorno del completo riscatto della Ducati, o, ancora, amare profondamente la Ferrari.
Per lui, il Ciconìa rappresentava il rifugio perfetto per distrarsi dai problemi di tutti i giorni, l’ambiente giusto dove farsi apprezzare per il contributo che forniva nel risolvere tante, piccole incombenze, per il rapporto amichevole che gli riusciva instaurare con giocatori, tecnici, dirigenti di oggi e di ieri.
Aveva iniziato parecchi anni fa, con i Giovani Orvietani del presidente Sandro Martinelli. Poi l’approdo al Ciconìa, fino venerdì, antivigilia della partita che avrebbe sancito la retrocessione dei bianco celesti. Sabato mattina, il posto vuoto, al mercato di Piazza del Popolo, aveva fatto, subito, pensare al peggio. Ipotesi, purtroppo confermata col ritrovamento del corpo nell’appartamento della Svolta.
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