Squadra che vince non si cambia. Lo sa bene il Presidente Zamparini, il quale, anche quest’anno, ha confermato lo staff tecnico che la scorsa stagione aveva traghettato il Palermo in serie A.
Tra loro, Fabrizio Tafani, che, dopo aver aggiunto al suo “album” un altro campionato vinto, da pochi giorni è stato premiato come miglior preparatore atletico della serie B, per il campionato 2013/2014.
Ed io, approfittando, e non poco, dell’amicizia che ci lega, non ho perso tempo: l’ho chiamato subito, insistendo, nonostante i suoi mille impegni, per un’intervista.
Il Taffy, che, col cuore grande che ha, di no non lo sa dire, ancora una volta ha acconsentito a regalarmi un po’ del suo tempo.
Allora, ci eravamo lasciati esattamente un anno fa. Era febbraio, se non vado errata. Io ti facevo i complimenti per la splendida forma dei tuoi ragazzi, primi in classifica, e tu facevi gli scongiuri, perché ancora il campionato non era finito. Da allora, cosa è successo poi?
Beh, devo dire che l’intervista, ma anche i debiti scongiuri, hanno portato bene, in quanto la squadra ha continuato a mietere successi, inanellando una serie di risultati positivi che ci hanno permesso di conquistare la serie A con molte giornate di anticipo e conseguendo numerosi record, tra i quali spicca sicuramente il maggior numero di punti ottenuti, battendo il precedente risultato che apparteneva alla Juventus.
Splendida città quella in cui lavori; i palermitani hanno, come te, un cuore grande. Mi racconti come Palermo ha festeggiato la promozione in serie A?
Appena terminata la gara a Novara e aver festeggiato in campo con i tifosi giunti in Piemonte, siamo rientrati negli spogliatoi e il nostro addetto stampa ci dice “ragazzi facciamo veloci perché la città è impazzita di gioia”. In quel mentre, Sky, in collegamento con piazza Politeama, mostrava un mare di folla rosanero che si era riversata nelle strade. Vedere la gente felice è la gioia e la soddisfazione più bella.
E voi come l’avete festeggiata?
Direi alla grande. Ti racconto un particolare simpatico. Lasciata Novara, ci siamo diretti a Milano Malpensa a prendere il charter per tornare a Palermo. Appena scesi dal bus ed entrati in aereoporto – forse anche un po’ alticci visto lo champagne che ci siamo bevuti – i ragazzi hanno iniziato a cantare i vari cori da stadio e, in un batter d’occhio, ci siamo trovati circondati dalla polizia, in quanto pensavano che fossimo un gruppo di tifosi. Scena esilarante e molto simpatica. Poi appena arrivati all’aereoporto Falcone & Borsellino, siamo stati travolti da una folla impazzita di gioia. Da lì siamo partiti per andare allo stadio, dove ci stavano aspettando i nostri tifosi…una sensazione bellissima….tanta gente…
Anche in serie A, il Palermo sta facendo un ottimo campionato, considerando anche che la rosa degli effettivi è più o meno quella che ha vinto il campionato di serie B. Come ci si prepara ad affrontare la massima serie e come si lavora per mantenere la posizione di classifica?
Sì, direi che la squadra è grosso modo la stessa dello scorso anno e per questo è doveroso fare un plauso ai ragazzi e a tutto lo staff, visto che, nonostante la differenza di categoria, siamo scesi sempre in campo con lo stesso spirito, la stessa organizzazione, la stessa umiltà e la stessa forza dell’anno precedente. Sai, la serie A è molto diversa dalla B. In questa categoria, trovi campioni in ogni squadra, giocatori che in ogni momento possono risolvere la gara con un colpo di classe e quindi devi raddoppiare gli sforzi per raggiungere certi obiettivi. Posso dirti che, puntando alla salvezza, siamo sulla strada giusta…toccando ferro e facendo naturalmente i debiti scongiuri.
Parlami del premio “Il Cronometro d’oro”, ennesimo riconoscimento delle tue capacità.
È un premio che viene attribuito, attraverso la votazione dei miei colleghi preparatori, presso il settore tecnico di Coverciano e posso dirti che l’aver raggiunto un riconoscimento così importante mi rende orgoglioso ed allo stesso tempo rappresenta uno stimolo in più per cercare di fare sempre meglio, mantenendo naturalmente dei principi fondamentali, come umiltà e competenza, che reputo fondamentali per svolgere in modo consono la mia professione. Dedico questo premio a mio Papà che ho perso lo scorso novembre ed a Paolo, mio grande amico, scomparso giovanissimo tre anni fa.
Da sempre tifoso interista. All’andata, un pareggio; al ritorno l’hanno nettamente spuntata i nerazzurri. Come hai vissuto le partite contro la tua squadra del cuore?
Fin da piccolissimo, ho sempre tifato per l’Inter e sono cresciuto con il mito di Alessandro Mazzola; incontrare la squadra neroazzurra mi dà sempre una forte emozione, perché quei colori mi ricordano tanti ricordi legati all’infanzia e al periodo adolescenziale; però come naturale e giusto che sia ora il Palermo è il mio primo pensiero, ragion per cui, in entrambe le partite, ho sperato che la nostra squadra avesse la meglio. All’andata, abbiamo disputato una delle migliori gare del campionato e, dopo la rete del vantaggio siglata da Vazquez, siamo stati raggiunti da una prodezza di Kovacic. Per quel che concerne la gara di ritorno disputata a San Siro, devo dire che l’Inter ci ha battuti meritatamente, ma se Dybala avesse pareggiato ad inizio secondo tempo, sbagliando invece un gol facile facile – lui che in questo campionato ha realizzato reti meravigliose – forse le cose sarebbero andate diversamente.
Me la permetti una provocazione? Inter e Palermo, in classifica, sono tutt’e due lì. Soddisfazione, delusione o entrambe?
Parlando del Palermo, direi che stiamo disputando una stagione decisamente oltre ogni più rosea aspettativa; non è mai facile affrontare la serie A da neopromossa ed essere appaiati in classifica a squadre come Inter e Milan. E’ sicuramente motivo di vanto e soddisfazione. Per quel che riguarda le squadre milanesi, invece, direi che è l’esatto contrario; queste società hanno sempre lottato per trofei come scudetto e Champions e quindi direi che la loro stagione è decisamente al di sotto dei loro standard abituali. Capirne i motivi non è mai facile e bisognerebbe toccare con mano per esprimere obiettivamente le cause di tutto ciò.
“Toccare con mano le cause di tutto ciò”. Diccela tutta: non è che vai all’Inter?
Fabrizio ride. Noooo, ma che dici? E termina con una battuta: se mai un giorno arriverò all’Inter, sarà la volta buona che smetto.
Smetti? Macché smetti? Quelli come te, Taffy, non smettono mai. Quelli come te, gioiscono, si arrabbiano, vincono e perdono. E senza non ci possono stare. Senza quel manto verde sotto lo scarpe, senza il rumore del pallone che rimbalza, senza il suono dei tacchetti sull’erba, senza i database, senza i cardiofrequenzimetri, senza la palestra, senza la voce dei tifosi alle spalle. Quelli come te, quelli con la tua voglia, la tua costanza, la tua umiltà, non mollano mai di un centimetro. E tu sarai sempre uno di quelli.
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