Categoria diversa, gruppo cambiato, per la Zambelli Orvieto la prima storica partecipazione alla serie B1 femminile sarà una esperienza tutta nuova, esperienza che vuole essere affrontata con professionalità ed entusiasmo.
Le novità non sono solo nell’organico che si continua ad allenare in palestra ma anche nello staff tecnico con Jessica Uti che è passata da dentro a fuori dal campo a svolgere il suo ruolo fisioterapista: «Ho iniziato a giocare quando avevo otto anni ed oggi, dopo ventuno stagioni da atleta, mi ritrovo a fare la fisioterapista e a sostenere la condizione atletica della squadra. Una scelta che viene da lontano quando conseguita la laurea in Scienze Motorie ho iniziato ad occuparmi di fisioterapia. Il connubio tra pallavolo e professione mi ha fatto crescere tantissimo dal punto di vista umano e professionale. Ovunque ho giocato, su e giù per lo stivale, mi sono sempre relazionata con i vari fisioterapisti che erano a supporto delle squadre per rubare loro consigli ed ampliare le competenze da poter mettere in pratica. Oggi, dopo una importante scelta di vita, ho trovato stabilità professionale a Terni e quindi posso finalmente dedicarmi completamente alle mie conoscenze terapeutiche. Certo non avevo stabilito un termine esatto per dire stop alla pallavolo giocata. Ma quando ti capita la cosa più bella della vita, come la nascita di un figlio, tutto si evolve alla velocità della luce».
Le verifiche giornaliere della squadra biancoverde si succedono con le atlete che sono ovviamente alle prese con qualche fastidio muscolare dovuto alla ripresa dell’attività, ma tutto ampiamente nella norma.
«In questa prima fase di preparazione atletica la mia priorità è quella di conoscere in maniera analitica il fisico e l’approccio di lavoro di ogni singola atleta per mettere la stessa nella condizione di poter dare al tecnico le maggiori garanzie. È un lavoro molto scrupoloso ed efficace solo se l’atleta collabora perché il segreto per ottenere successi è il rapporto di fiducia professionale che può e deve instaurarsi tra tutte le componenti tecniche di un team. Ho scelto Orvieto perché in questa società la parola d’ordine è proprio coesione e spirito di gruppo. Ne ho avuto diretta conferma avendo conosciuto e frequentato alcune delle protagoniste della scorsa stagione. Quando, complice la gravidanza, ho deciso di smettere di giocare, ho cominciato a ricevere offerte da altre società per svolgere il ruolo di fisioterapista ma quando è arrivata la proposta di Orvieto ho accettato con grande entusiasmo».
La situazione è sotto controllo al momento ma l’attività viene affrontata scrupolosamente perché è proprio dal confronto quotidiano con tutte le componenti della squadra che si riesce ad ottimizzare il lavoro.
«Quando parlavo di collaborazione della atleta mi riferivo appunto al fatto che il mio lavoro deve principalmente indirizzarsi verso una fase di prevenzione che possa evitare l’insorgere di infortuni gravi. Come è noto atlete evolute come quelle di una serie B1 sono perfettamente consapevoli che gli affaticamenti muscolari tipici di questa fase sono all’ordine del giorno. Per questo abbiamo deciso di mantenere un filo diretto quotidiano per monitorare ogni situazione di criticità. Così facendo si risolvono da subito e si possono prevenire problemi che se trascurati o non tempestivamente approfonditi possono causare lunghi stop. Per evitare questi rischi inoltre siamo riusciti a mettere a supporto del team grazie alla collaborazione della società anche la possibilità di usufruire della assistenza del Centro medico Biosana di Terni dove svolgo la mia attività quotidiana. Qui ci sono professionalità e strumentazioni scientifiche che possono dare risposte efficaci in tempi brevi laddove ci fossero casi di infortuni gravi cosa indispensabile per una società che milita in un campionato importante».
Un ultima considerazione è dedicata al rapporto con l’allenatore ed il preparatore atletico, due figure fondamentali nell’opera di una fisioterapista che deve collaborare in piena sintonia all’interno del gruppo.
«Pietro Leonardi lo conosco da quasi dieci anni, da quella stagione di Narni sempre in B1 in cui per la prima volta ho avuto il piacere di averlo come preparatore atletico. So come lavora ci bastava uno sguardo per intenderci. Oggi che siamo dalla stessa parte direi che accade la stessa cosa e sono felice di lavorare con lui. Giuseppe Iannuzzi è stata una piacevole scoperta. È un tecnico meticoloso preparato e sempre disponibile al confronto. Speriamo che questo feeling con loro e con il resto dello staff e soprattutto con le ragazze possa crescere sempre di più perché tutti insieme si possano raggiungere i risultati che la società sportiva merita».
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