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Shadow

Ciao Valeria …

Valeria da ieri non c’è più. E’ andata a giocare a pallacanestro in cielo. Quella pallacanestro che le ha riempito la vita, gli occhi, il cuore.

Aveva 46 anni Valeria Gribaudo, troppo pochi per rispondere alla convocazione lassù, troppo pochi per lasciare il campo di gioco quaggiù. Valeria Gribaudo era una di quelle persone che sempre c’è stata e sempre ci sarà. Il suo sorriso, la sua voglia incontenibile di giocare e di insegnare a giocare a basket l’ha resa a Orvieto un personaggio, un punto di riferimento, suo malgrado, lei che, schiva, amava poco farsi fotografare e stare sotto i riflettori.

Insegnante ma soprattutto allenatrice storica del minibasket orvietano, Valeria ha cestisticamente cresciuto centinaia di ragazzi. Seria, preparata, a volte anche un po’ burbera e severa, sapeva farsi rispettare in palestra ma sapeva anche farsi amare e con il suo meraviglioso e contagioso sorriso un rimbrotto colpiva si nel segno, ma con la dolcezza che lei sapeva portare in palestra. Valeria era una grande sportiva, sempre di buon passo, la incontravi per le vie della città sempre di corsa per andare a far qualcosa; una donna attiva, sempre in movimento e sempre pronta ad aiutare chi avesse bisogno. Orfana di madre da qualche anno, Valeria era diventata il bastone della vecchiaia del padre, il professor Renato Gribaudo, volto altrettanto famoso del basket orvietano e dello sport in generale della Rupe. Mamma orgogliosa del suo Flavio, 16 anni, studente del liceo classico ma anche arbitro di pallacanestro, Valeria era una persona semplice, gentile con tutti.

A piangerla oggi è tutto lo sport orvietano che si stringe commosso al dolore del marito Claudio, dell’amatissimo Flavio, del “professore” e della sorella Francesca. Un malore improvviso, di quelli che non lasciano scampo, martedì in tarda mattinata ha costretto la sempre dinamica Valeria a sedersi in panchina, poi la corsa disperata in ospedale, il precipitare inesorabile degli eventi e infine l’uscita prematura verso gli spogliatoi della vita. Ma Valeria non uscirà mai davvero dal campo e tutti i suoi ragazzi, in ogni singolo palleggio, la vedranno sorridere, con il fischietto al collo, da bordo campo, per sempre.

I ragazzi dei corsi di minibasket, i suoi bambini diventati cestisti adulti, ma anche la città, gli sportivi, i suoi studenti, i colleghi professori e quelli allenatori, il basket orvietano, per cui ha lavorato con grande passione fino all’ultimo quarto della sua vita, tutte le società sportive orvietane che hanno voluto essere presenti con rappresentanze ufficiali, e il comune di Orvieto presente con l’assessore allo Sport, l’hanno salutata nella Chiesa di San Domenico, la sua parrocchia, con una cerimonia intensa e partecipata colma di dolore e di fiori biancorossi.

Pausa di dolore per tutto il basket della Rupe ma quando si tornerà in palestra, perché tornarci subito è quello che lei avrebbe voluto, il primo canestro sarà tutto per lei, magari da 3 …

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