Giuseppe Sangiorgio rilegge la serata di Boxe presso la festa dello sport del Ciconia calcio.
Ieri sera sono tornato, piacevolmente, indietro nel passato con quella fantastica macchina del tempo che si chiama “Ricordi”.
Nell’area ricreativa alle spalle del’ex Liceo Scientifico che oramai, toponomasticamente nel collettivo della popolazione oggi si chiama il Cappanno si è svolta, nell’ambito della festa dello sport, organizzata dal Ciconia calcio, una rappresentazione pugilistica.
Il ring è stato sapientemente allestito all’interno della pista di pattinaggio e una serie di incontri ufficiali con arbitri, giudici di sedia, gong e speaker, si sono susseguiti come una vetrina di altri tempi.
Diverse categorie a seconda del peso e con più o meno esperienza, hanno dato vita ad un affascinante e coinvolgente tourbillon di emozioni, muscoli scattanti che con guizzi veloci e perentori cercavano di colpirsi per portare dalla propria parte l’incontro, tipici secondi (allenatori) che incitavano i propri ragazzi urlando di tenere alta la guardia, di doppiare i colpi di coprirsi in uscita…
Improvvisamente mi sono ritrovato ragazzo, quando con mio padre commissario di gara e responsabile regionale degli arbitri e giudici di gara, giravamo tutta Italia negli anni settanta a presenziare e organizzare la parte tecnico arbitrale degli incontri che si susseguivano come un immancabile appuntamento in tutte le sagre e feste di paese e feste dell’Unità e dei vari partiti, come se il ring e l’incontro di pugilato fossero una parte integrante della festa come il ballo liscio alla fine della serata.
Era l’Italia più vera, quella schietta e sincera, quella dei lavoratori che dopo una settimana di duro lavoro, si concedevano il giusto riposo con il piacere di stare insieme, di festeggiare la bella stagione stando all’aperto con gli amici, la comunità, gli abitanti del paese dove vivevano, senza rancore tutti insieme, amici dietro un buon bicchiere di vino.
E il ring, il pugilato, rappresentava anche un modo per emergere in quel triste periodo della ricostruzione del dopoguerra, un pugilato vero, sincero, alla buona, di paese, fatto di incontri senza cattiveria, senza la spettacolarizzazione americana, senza le scommesse da capogiro che hanno fatto perdere a questo sport la parte più bella della sua essenza, fatta di sacrificio e di rispetto per l’avversario.
Questo ho rivisto ieri sera, ho rivisto il neorealismo dell’Italia post bellica, ho rivisto un bel momento di quelli vissuti da ragazzo, ho rivisto in qualche ragazzo su quel ring, la semplicità, la schiettezza di Nando Mericoni, di Alberto Sordi in un Americano a Roma, ho rivisto il pubblico partecipare con i suoi consigli: stennilo, daglie du pizze, fallo nero…, ho rivisto mio padre, i mitici incontri in piazza a Castiglion del Lago, a Passignano sul Trasimeno e ho rivisto Rosi da ragazzo che cercava di emergere e con lui il mitico riccioluto Franco Falcinelli allenatore di grandi pugili e una lacrima ha fatto breccia fra le mie palpebre…Grazie per questa serata, per questa bella macchina del tempo che per un po’ mi ha fatto ritornare ragazzo, grazie Orvieto Boxe¦.
E che il pugilato riesca a ritrovarsi come allora, sano, sincero, come le feste di campagna dove alla fine ci si trova tutti con amicizia dietro un buon bicchiere di vino!!!
Grazie ancora Orvieto Boxe
Giuseppe Sangiorgio
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