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Shadow

Il karting a Orvieto questo pseudo sconosciuto

Per introdurre bene l’argomento a chi non c’è mai salito sopra si potrebbe partire dagli inizi, passando dalla storia quasi leggendaria, e su cui probabilmente si è molto ricamato: attività nata oltreoceano da tale Arthur Ingles che sfruttò un esubero di motori per tagliaerba per costruire il più piccolo ed economico mezzo da corsa, operazione che ottenne molto successo e sbarcò anche in Italia dove in pratica da allora ci sono i massimi costruttori quali Crg, Tony, Birel, Tm, Pavesi, bla bla bla… queste sono cose che se vi armate di un po’ di pazienza potete reperire con una facile ricerca su un qualsiasi motore di ricerca in internet, quello che su internet non si trova è il karting a Orvieto, nemmeno un minimo cenno, direte voi: “è normale Marialuce, è normale” citando una famosa gag comica, ma invece non è poi tanto normale, perché che ci crediate o no, ad Orvieto ci sono parecchi Kartisti.

Da ormai qualche tempo, più o meno da quando hanno ultimato il circuito internazionale di Viterbo, ho iniziato a coltivare in maniera del tutto amatoriale questo sport che tanto mi appassiona, inizialmente insieme ad un altro ragazzo, orvietano come me, che però ben presto mi ha abbandonato, e trovandomi in pista da solo (finchè non ho sostituito l’amico con uno più stabile), spesso fra un turno e l’altro vedevo all’interno del paddock gente dal volto conosciuto, all’inizio pensavo fosse la stanchezza mi ero convinto del fatto che il mio cervello non ossigenasse bene (a differenza di quello che si crede è uno sport faticosissimo, specie se non si ha un adeguato allenamento) e che per non elaborare volti nuovi mi faceva vedere volti familiari un po’ per addolcire quei momenti in cui ti senti il protagonista di un film che si trova nel deserto senza acqua e vede oasi immaginarie ovunque, un miraggio insomma, invece no ad Orvieto in sordina il karting è molto praticato.

Via via nel corso di questi anni di uscite con il mio amato/odiato mezzo, ho incontrato diverse persone rupestri animate da una grande passione per questo sport, e così ho pensato: “ma ad Orvieto ci manca poco ci sia anche il circolo del curling, ci sono associazioni di tutti i possibili sport immaginabili anche quello delle trottoline e non abbiamo un associazione di karting che ci riunisca? In fondo siamo molti e sarebbe bello fare qualche uscita all’anno tutti assieme”.

Viste le oggettive difficoltà che si vivono andando in pista da soli, considerate che un kart oggi pesa circa 80-100 kg e da soli scenderlo e salirlo dal carrellino paddock, dove si compiono i lavoretti di manutenzione e le piccole aggiustature fra un turno e l’altro, diventa operazione complessa, perciò si creano delle piccole “tribù” in cui è praticamente impossibile infiltrarsi, cosa che crea enormi difficoltà anche a chi si vuole approcciare a questo sport per la prima volta.

Probabilmente Giacobbo tra qualche puntata ci farà anche una trasmissione di Voyager, fra i maya e i templari di sicuro inserirà in pianta stabile nel suo palinsesto anche il mistero dei kartisti a Orvieto: “chi erano? Cosa facevano? Perchè non si sono mai riuniti? Quali misteri celavano?”

A dire il vero Giacobbo troverebbe indizi di un tentativo di aggregazione, peraltro ben riuscito, infatti, qualche tempo fa si creò un associazione che aveva come scopo principale la costruzione di un kartodromo, proprio ai piedi della Rupe, c’era già tutto: progetto, disegno del tracciato e sembra anche i denari oltre le terre dove farlo sorgere, purtroppo, si sa come vanno queste cose in particolar modo ad Orvieto in cui prima è “si” e la gente si illude poi è “forse” e la gente capisce che non si farà e poi è “no”e la tenue speranza lasciata dal forse lascia spazio allo sconforto, alla fine è stato no, per fortuna/sfortuna, a seconda di come la si pensi, (comitati anti-rumore Vs giovani esercenti che farebbero una discoteca anche sul sagrato del duomo, magari dipingendo “i dannati” di un bel colore fluo). Purtroppo però svanito l’obbiettivo, è in pratica svanita anche l’associazione, che forse invece a mio parere era la cosa più bella che si potesse creare, sempre a mio parere molto meglio del cemento e del asfalto, che forse a prescindere dall’amore per questo sport oggettivamente in questa città e in questo contesto non sarebbero stati adeguati. In questa associazione si erano comunque riunite molte persone, che poi sono di nuovo tornate “kartisti dormienti”.

Inoltre sempre in Voyager “il mistero dei kartisti ad Orvieto” il nostro pur bravo conduttore televisivo scoprirebbe senz’altro che abbiamo in questo sport illustri concittadini che animano la scena nazionale andando a conquistare piazzamenti di rilievo in giro per l’Italia e da qualche tempo abbiamo anche un giovane motorista già affermatissimo in questo settore e citato dai campioni di questo sport che ne apprezzano il suo valido contributo. Insomma io credo ci sia veramente di che parlare ed è mia intenzione farlo sperando che prima o poi si riesca a creare una coscienza che consenta ai timidoni di fare outing e fare uscire allo scoperto il loro amore per i tubi di cromo-molibdeno.

Da molti questo sport viene visto come andare sulle macchinine o utilizzare un vecchio cancello con le ruote del bidone della spazzatura e il motore del frullatore, mentre da chi lo possiede, viene curato come una formula 1 da tenere in casa e custodire celandone i misteri agli sguardi indiscreti. Ed è questo uno dei fattori che portano all’alone di mistero che circonda il karting orvietano, è proprio la gelosia dei propri segreti, nonostante siano mezzi comunque prodotti in serie, c’è il segreto di pulcinella da tutelare. Perché fondamentalmente nella competizione anche tra amici“tira il culo” aiutare qualcuno e poi vederlo stare davanti. A differenza di quanto si possa pensare dall’esterno, infatti, il kart è ricco di regolazioni sia a livello di telaio e sia di motore, una regolazione seppur minima cambia radicalmente il comportamento del mezzo. Un buon setup è alla base del successo e sopratutto regala secondi, non decimi, e il cronometro è il primo avversario da battere.

E’ per questo che è una buona palestra per i futuri piloti che ambiscono a carriere in formule “maggiori”, ma è veramente riduttivo parlare del karting solo in visione futura o propedeutica, è come se si parlasse della corsa come strumento fondamentale per poi giocare bene al calcio o al basket, senza tenere in considerazione che c’è chi corre perché gli piace correre e non in funzione di qualche altro sport.

Questo sport inoltre svolge una funzione sociale importantissima, ti insegna a guidare e a prendere coscienza di un mezzo messo in condizioni estreme. Andrebbe consigliato a tutti i genitori che hanno dei ragazzini, perché questo sport gli salva la vita, la maggior parte delle persone che lo pratica difficilmente corre con la macchina in strada. Non vorrei ora cadere nel più classico predicozzo e non lo farò ma vorrei solo farvi capire che a 14 anni un ragazzino sale su un motorino che raggiunge i 100 km/h(con qualche piccola modifica, che sono gli stessi rivenditori che fanno appena venduto il motorino) e li raggiunge in strada, i kart che sono più performanti(ovviamente non quelli che guidano i ragazzini che raggiungono punte di 110 massimo) raggiungono come velocità massima i 135-140 kmh, solo che la raggiungono in un solo punto della pista(solitamente prima di una staccata) e questa velocità è tenuta per meno di un secondo, a differenza della strada, inoltre, ci sono vie di fuga, protezioni etc etc. insomma un kartodromo è studiato per andar forte mentre la strada dove i nostri ragazzi abitualmente fanno le loro prime esperienze e data la giovane età si credono Rossi piuttosto che Stoner, non è pensata nemmeno per una semplice scivolata, basta che osservate un guard rail o una pietra miliare e pensate se un ragazzo scivola e ci và a sbattere cosa può succedere.

Ma torniamo a noi, e alla speranza che qualcuno risponda all’invito a fare outing e si trovi il modo per organizzarci in una più grande tribù… magari proprio la tribù degli orvietani kartanti!

Piè leggiadro per ora vi saluta.

A presto da quasi Voyager.

 

Commenti

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2 Comments

  • Francesco Notazio

    è vero che tocca andare a Viterbo o a Siena a correre, gli altri circuiti nei dintorni non sono allo stesso livello, nel mio caso per passeggiare(correre è una parola grossa), mi reco a Viterbo in fondo fare 40 km per arrivare in uno dei kartodromi più belli al mondo sinceramente non è un grosso scotto da pagare per rispettare la nostra città che ha ben altra attitudine. Anche se non è uno sport di squadra che crea unione, essere un numero nutrito sarebbe molto più divertente piuttosto che andare in gruppetti da 2-3 persone. Spero di riuscire a smuovere qualcosa, ma la “veggo buia”(come diceva un noto orvietano).

  • biso

    a Francè i kartisti ad Orvieto non si riuniscono perchè je toccà andà a viterbe a correre

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