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La Panini compie mezzo secolo. Una mostra a Roma

Cinquanta anna fa Arrivarono in edicola le prime figurine Panini. Una storia (e un successo) lunga cinquant’anni che dice molto su come sono cambiati gli italiani. Una storia che muove i primi passi da una piccola edicola del centro storico di Modena gestita dai Panini, una numerosissima famiglia di otto figli proveniente dalla zona di Maranello. Ben presto risulta chiaro che, per sbarcare il lunario, oltre a vendere i giornali è necessario inventarsi sempre qualcosa di nuovo come le bustine che contengono francobolli, riviste, fumetti e figurine di altri editori.

Il grande salto avviene alla fine del 1961 quando i fratelli Panini trovano, dopo averlo cercato a lungo, un tipografo in grado di spiegare loro come trasformare una fotografia in bianco e nero in una coloratissima figurina da inserire nella prima edizione della raccolta «Calciatori». L’iniziativa incontra subito il favore del pubblico e oggi festeggia il suo cinquantesimo compleanno.

Le figurine Panini entrano in tutte le edicole italiane, esplorando i più svariati temi: la fiction televisiva, con Sandokan e il Pinocchio di Comencini; i cartoni animati, con Heidi e Remi; le grandi manifestazioni sportive internazionali dai mondiali di calcio di Messico 70 alle Olimpiadi di Monaco del 72, fino ai recenti mondiali di calcio del Sudafrica; le saghe hollywoodiane come «Guerre Stellari» e «Harry Potter»; fino ad arrivare alle raccolte di figurine didattiche che negli anni Sessanta e Settanta hanno rappresentato un importante ausilio per le ricerche scolastiche.

Centinaia di titoli che hanno permesso al marchio modenese di piantare solide radici nei riti, nei giochi e nella memoria di intere generazioni di bambini. Ora una mostra, ospitata nello spazio espositivo romano di Palazzo Incontro di via dei Prefetti, vuole ricordare le figurine questa consolidata tradizione, riservando però un occhio di riguardo all’insieme di idee, passioni e tecnologie nato dalle intuizioni dei fondatori dell’azienda: uomini dinamici, figli del loro tempo – gli anni Sessanta del boom economico – dagli interessi poliedrici e multiformi. L’esposizione, curata da Paolo Battaglia, vuole mostrare anche come i loro talenti complementari abbiano contribuito al grande successo dell’azienda: Giuseppe sviluppava i progetti editoriali, Benito seguiva la distribuzione, Umberto creava macchine per automatizzare i processi industriali e Franco è riuscito a diffondere il marchio anche all’estero. Le loro passioni si sono concretizzate in importanti iniziative anche dopo la cessione dell’azienda avvenuta nel 1988 e i risultati sono visibili ancora oggi: dalla collezione di auto storiche Maserati più importante al mondo al Museo del Volley, dal Museo della Figurina fino all’agenda Comix e alla rivista della Pimpa. La mostra rimarrà aperta fino al 23 ottobre.

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