Questa volta, come mai in precedenza, sono in difficoltà. Non so da dove cominciare.
Sabato, la mattina delle Final Four, nel solito scambio di battute pseudo serie con “segno sempre e solo 4 punti” Nicolò Fratini ho promesso due cose.
La prima è lo slogan I BELONG TO ARRAPAHO, rilanciato come titolo, postato su faccia libro nelle ore precedenti alla semifinale.
La seconda è questo pezzo, invocato da Nicolò, che tanto non si offende per il virgolettato precedente perché è fortissimo, e dal buon Leonardo Pimpolari, dal momento in cui ho deciso di intraprendere la “carriera giornalistica”.
L’espressione che accompagnava il loro saluto era sempre la stessa, soprattutto nelle settimane di avvicinamento alle Final Four, ovvero: “Un articolo sugli Arrapaho quando lo scrivi?”.
Risposta:”Voi pensate a vincere, al resto penso io!”.
Una sera di ottobre ho avuto la fortuna-sfortuna di incontrare uno dei due soggetti di cui sopra che è riuscito, conoscendo la mia passione per qualsiasi tipo di sport, a “regalarmi”, prendendomi per sfinimento, e dietro adeguato compenso economico, Fan Card e maglia blu con indiano, ovviamente sorridente, pronto a scagliare una “freccia-palla a spicchi” contro il resto del mondo.
Qualche sera dopo la curiosità, il primo posto in classifica accompagnato da buone prestazione e una sana voglia di svago per un paio d’ore mi hanno condotto al PalaPorano, la casa degli Arrapaho, per assistere dal vivo ad un loro match.
Quella resta la mia unica presenza stagionale, prima della latitanza nel corso del campionato.
Questi indiani, gli Arrapaho, dal nome simpatico e scanzonato, hanno deciso di proseguire tra alti e bassi, tipici di tutte le squadre, la loro stagione.
Tra un nuovo prodotto di merchandising e l’altro, la crisi di risultati invernale, forse più un letargo in vista della rinascita primaverile, hanno scritto, in pochissimo tempo, la pagina più bella e significativa della loro breve storia.
Ora si può affermare che fosse tutto già programmato e calcolato.
Diffidate da coloro che hanno visto sempre e solo la squadra simpatia.
Chi pratica sport a qualsiasi livello sa benissimo una cosa: quando si indossa una maglia, si scende in campo per una partita ufficiale, si gioca solo e soltanto per un risultato, ovvero, la vittoria.
Gli Arrapaho sono una squadra vincente.
Un roster da far invidia, numericamente, al Panathinaikos Campione d’Europa, se non ci credete andate su www.arrapaho.net e, se avete tempo, leggete anche le schede tecniche di ogni protagonista perché ne vale la pena, un Guerriero, di nome e di fatto, in panchina, una dirigenza appassionata e un gruppo di fedelissimi tifosi pronti a incitare in qualsiasi “Arena umbra” i canarini.
Vincere miscelando tenacia e simpatia, determinazione e divertimento, talento e ironia è stata la chiave del successo. Ci provano in tanti ma in pochi ci riescono.
Gli Arrapaho, in questo, sono fuoriclasse assoluti.
Dopo la vittoria di domenica anche loro meritano il premio “Squadra dell’Anno” 2010/2011.
Sabato mattina erano assenti giustificati, così come chi scrive, nella bella manifestazione organizzta da questa testata. A questo punto consegno, in questa sede, la targa a tutta la squadra.
Scatta l’applauso, poi le foto e il coro “Campioni, Campioni”. Tutto rigorosamente virtuale.
Chiudo divagando un po’, lo “spirito Arrapaho” comprenderà, almeno spero, il finale fuori tema ma non troppo.
Tanti anni fa, dopo USA ’94, quando le pagelle della Gazzetta si distinguevano per ironia e semplicità, perché ancora non condizionate dal fantacalcio, sbarcò in Italia, nel Padova, un eccentrico difensore statunitense, tale Alexi Lalas.
Nel valutare una sua sciaguarata prestazione l’inviato scrisse:
Lalas 4 – Prova a fare il cowboy ma questa volta vincono gli indiani.
A Terni, nella Cupola, Interamna e Giromondo Spoleto hanno provato a fare i cowboys.
Anche questa volta, meritatamente, hanno vinto gli indiani…AUGH!
Colgo l’occassione, dopo un po di giorni di silenzio( visto che la mia voce è rimasta nella Cupola di terni) per ringraziare tutti , veramente tutti:in primis alla squadra brava a lavorare, a giocare un buon basket, a sopportare la mia durezza , le mie paturnie, i mei sermoni ,ma fatti sempre per uno scopo fondamentale: cercare di migliorarvi e migliorare la voglia di costruire un GRANDE GRUPPO,uno SPOGLIATOIO FORTE ma anche quello di difendervi sempre , di far capire a tutti che siete stati sempre dei veri giocatori,e non la squadra goliardica fatta solo per le cene e per ridere o allo scherzare , o come molti ci hanno definito “quelli delle zonette”.!Mi avete fatto un regalo splendido.Dato un emozione unica ! Rungrazio poi la società, dal pres Moscatelli al suo fido collaboratore nonchè fondatore ,Damiano Paloni che hanno creduto in me , sostenuto, difeso,anche in quei momenti di crisi di risultatie criticato. Grazie a mio padre Fulvio fido dirigente , sempre con me e con la squadra.Mia spalla ma anche sempre pronto a dare consigli ed aiutare tutti i ragazzi anche nel minime cose , fino alle proteste (civili) contro qualche fischio arbritale nn certo favorevole! Grazie a tutti gli amici e tifosi che ci sono stati vicini e che fino all’ultimo ci hanno sostenuto, anche criticato giustamente , per farci crescere e maturare ! Grazie agli sponsor che hanno creduto in questo progetto e aiutato a realizzarlo ! Grazie ai giornalisti ed in particolare a monica riccio e orvietosport sempre vicino agli ARRAPAHO, che hanno reso il nostro sogno pubblico e fatto conoscere a tutti la nostra squadra, il nostro fantastico campionato! Grazie a tutte le società sportive che ci hanno fatto i complimenti.! Grazie all ‘Azzurra Orvieto e all ‘Orvieto Basket,ai loro tesserati, sempre vicini e nostri fans sfegatati per tutta la stagione! Per ultimo Alessio Stcchetti, mio fido collaboratore, grande persona,ottimo tecnico, che ha lavorato e preparato atleticamente questi ragazzi in maniera eccezionale portandoli alle finali in forma e contribuendo alla vittoria finale !L’emozione ancora mi fa battere il cuore! Un abbraccio a tutti. e ancora GRAZIE DI CUORE AUGH!