Di loro si parla poco e quando lo si fa, in genere, è per colpevolizzarli di qualche decisione troppo ligia al regolamento o per qualche libera interpretazione dello stesso. Però senza di loro nessuna gara potrebbe aver luogo. Sono gli arbitri, quegli uomini e quelle donne che hanno scelto di vivere lo sport dalla parte della giustizia, dalla parte delle norme, dalla parte dello sport.
In casacca nera, grigia, gialla, bianca, ai bordi di una vasca, in mezzo al campo, seduti in alto, fischietto alla bocca e taccuino sempre in tasca, oltre a conoscere a menadito anche la postilla più piccola dei regolamenti che applicano, sono anche instancabili atleti dalla forma pressoché perfetta. D’accordo o no, tutti noi dobbiamo riconoscere che senza di loro lo sport sarebbe una zuffa continua, del resto deve ancora nascere lo sportivo che accetta con aplomb inglese un torto subìto. A Orvieto, città tra le più sportive dell’Umbria, si è osato l’impossibile: mettere sullo stesso campo 24 arbitri di calcio, 11 per parte più una coppia designata a tenere le redini del match. Il tutto è andato in onda sull’erba dell’antistadio “Oscar Achilli” di Orvieto, in occasione del Memorial “Antonio Martinelli”.
Da una parte gli arbitri della sezione di Orvieto in completo azzurro, dall’altra i colleghi di Terni in rigorosa tenuta rosso-verde. In mezzo Marcello Meffi (nella foto) e Andrea Ciucci, arbitri orvietani chiamati a dirigere, uno per tempo, questa singolare partita di calcio. Loro che i fischi sono abituati a farli ma anche a sentirli se non altro dagli spalti, si sono comportati da perfetti calciatori, in formissima, osservanti scrupolosi dei regolamenti e rispettosi del direttore di gara. Nonostante ci si aspettasse una disquisizione di parte ad ogni fischio del direttore di gara, i ventidue arbitri in campo hanno sfoderato una prestazione divertente, ordinata e calcisticamente apprezzabile. Per la cronaca la gara è finita con il risultato di 1-2 per i fischietti ternani: prima rete degli ospiti, poi pareggio dei rupestri su rigore, e rete della vittoria per gli ospiti allo scadere, ancora su rigore.
Poi tutti insieme, senza vinti né vincitori, lunedi 2 maggio, smessi i panni da calciatori e tornati ad indossare quelli di arbitri, hanno preso parte ad una funzione religiosa in Duomo a cui hanno partecipato le massime cariche nazionali e regionali della Associazione Italiana Arbitri. Un pensiero a chi di loro non c’è più e una cena per consolidare le amicizie e parlare del futuro. Futuro che a Orvieto porta il nome di Alessandro Costanzo, 35 anni, arbitro di calcio della sezione locale, (sua la rete su rigore dei locali) che lo scorso 10 aprile ha debuttato come assistente di gara in serie A nel match Bari – Catania raggiungendo livelli che mai nessun fischietto orvietano aveva mai nemmeno osato immaginare.
Si è parlato di futuro, di designazioni, di aspetti inerenti l’organizzazione, della professione e di molto altro alla riunione che si è tenuta poi a Palazzo Coelli dove il presidente della sezione di Orvieto, Marco Vincenti, il sindaco di Orvieto, Antonio Concina, l’assessore allo Sport, Roberta Tardani e il presidente del Consiglio Comunale Marco Frizza, hanno fatto da padroni di casa per i numerosi ospiti intervenuti. Nutrito e di lusso il parterre ospiti: da Marcello Nicchi, presidente della Associazione Italia Arbitri a Umberto Carbonari, presidente del comitato nazionale AIA, da Carlo Polci, vice responsabile del Servizio Ispettivo Nazionale Arbitri, a Massimo Cumbo responsabile nazionale AIA della CAN 5, calcio a cinque. Ospiti anche Francesco Squillace, Claudio Caprini e Enrico Preziosi componenti CAI (Commissione Arbitri Interregionale), Simone Ghianda, Massimo Rosi e Matteo Passeri arbitri CAN A e Massimiliano Grilli assistente internazionale.
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