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OFFSIDE #4. 10 Buoni Motivi per vedere l’Orvieto Basket

Per tutti quelli che la domenica pomeriggio decidono di andare a vedere l’Orvieto Basket, riporto, di seguito, una serie di validi motivi per seguire la squadra biancorossa.

Questa Top Ten non rappresenta una classifica, il numero accanto non ha nessun valore gerarchico, la loro progressione è figlia solo e soltanto dei miei richiami mentali e fotografici.

Avvertenze prima della lettura:

La stessa non può superare i 24 secondi altrimenti parte la sirena. Se così fosse dovrai ricominciare dall’inizio. Chi non possiede una sirena in casa o in ufficio si organizzi…!

Se li leggi camminando, so che è difficile ma può capitare, commetterai una chiara e netta “infrazione di passi” per cui riparti nuovamente dal principio.

Se lo farai stando fermo scatta la “regola dei 3 secondi” per cui devi tornare, ovviamente, al punto 1.

Non si vince nulla, puoi anche far finta di non aver letto le tre righe sopra.

Per rubare un’espressione simbolo delle telecronache di Sandro Piccinini, il via è questo: “Tutto pronto? E si parte…”

10 Buoni Motivi per vedere l’Orvieto Basket

1. Percorrere il tratto Orvieto – Porano a velocità costante, rigorosamente in fila, perché tutti, ma proprio tutti, preferiscono la “partenza intelligente” delle 17.40…

2. Il mitico “cestone” dei cuscini che, quando faticavamo a vincere si potevano lanciare mentre ora che vinciamo, dobbiamo riporre, con immensa delusione, nel “cestone” di cui sopra.

3. L’odore di pop corn all’inizio del 3° quarto, una cosa che fa molto college americano.

Pur non avendo mai frequentato nessuno degli spettatori, almeno credo, un college americano!

4. L’inconfondibile ed eterno “Scemo, scemo” in occasione di discutibili scelte arbitrali o di veementi proteste da parte di qualche lungagnone avversario.

5. Gli assist di Cortelli che, naturalmente, “tagliano” in due la difesa avversaria.

6. La mega zonetta durante l’intervallo, preceduta dalla gioiosa irruzione sul parquet dei giovanissimi giocatori, protagonisti di innumerevoli minisfide, dentro al match dei “grandi”.

7. Il vicino che mima l’infrazione di passi, facendo roteare le braccia. Se assisti a una partita di basket e non hai mai mimato l’infrazione di passi, non sei nessuno.

8. La divisa degli arbitri: probabilmente la più scomoda e brutta cosa che un direttore di gara, di qualsiasi sport, abbia l’obbligo di indossare.

9. Cercare di capire il numero dei falli commessi da un giocatore, scrutando da lontano la paletta del tavolo, è sempre un’impresa ai limiti dell’impossibile.

10. Accompagnare un tiro da 3 con lo sguardo, dal momento del rilascio della palla al suono della retina, l’inconfondibile “ciuff”, non ha prezzo…

Per tutto il resto c’è semplicemente la squadra con il suo gioco, la sua intensità, la grinta e la voglia di vincere in una stagione affrontata, finalmente, senza problemi di classifica.

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1 Comment

  • Monica Riccio

    Caro Nicola, hai dimenticato Pigozzi ai microfoni, una sorta di Ettore Andenna de noaltri; “Get ready for this” a tutto volume, che qualcuno ha messo pure come suoneria del cellulare per sentirsi al PalaPorano durante la settimana; i doppi occhiali di Moreno, che non ho mai capito come fa ad essere preciso alle statistiche e contemporaneamente fare il cambio occhiale alla velocità della luce … hai dimenticato il gruppo “irriducibili” che di solito è dietro di me e infilzerebbero i grigi come galletti amburghesi, hai dimenticato le incursioni in campo della squadra di pulizie più veloce del west … per il resto penso che hai inquadrato la faccenda al meglio … 🙂

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