Rientra nell’ambito delle patologie da sovraccarico ed è caratterizzato dall’infiammazione dei muscoli adduttori della coscia, costituisce inoltre una sindrome dolorosa del crocevia pubico.
La vasta accezione del termine pubalgia raggruppa sotto una stessa dicitura entità anatomo-cliniche distinte, a volte collegate e con eziologia comune: la malattia degli adduttori, la patologia della parete addominale, l’osteoartropatia pubica, con un certo numero di fattori eziopatogenetici comuni che favoriscono questo tipo di malattia: asimmetria degli arti inferiori (con conseguente non equilibrato lavoro dei muscoli adduttori), patologie a carico del piede (valgo, varo, pronato, supinato, ecc.), patologie all’articolazione del ginocchio nella sua globalità (capsula, legamenti, ecc.), postumi di distorsioni articolari (ginocchio – piede), postumi di patologie muscolari (strappi, stiramenti, ecc. tendinopatie, borsiti, ecc.), limitazioni articolari a livello coxo – femorale e problemi congeniti, antiversione del bacino, iperlordosi lombare.
SINTOMI, CLINICA E DIAGNOSI
I dolori sono bilaterali nel 12% dei casi, interessano per il 40% dei casi la regione adduttoria e solamente nel 6% dei casi la zona perineale. I 2/3 dei pazienti affetti da pubalgia riferiscono un insorgenza della sintomatologia dolorosa di tipo progressivo, mentre solamente 1/3 denuncia un insorgenza brutale.
Il quadro clinico della pubalgia è caratterizzato da una sintomatologia di tipo soggettivo ed obiettivo. I sintomi soggettivi sono identificabili principalmente nel dolore e nell’impotenza funzionale. La sintomatologia dolorosa presenta delle intensità molto variabili, che possono andare dal semplice fastidio, la cui insorgenza è determinata dalle sollecitazioni delle zone anatomiche interessate, sino al dolore acuto di intensità tale da compromettere anche la normale vita di relazione del paziente, in attività quotidiane come la deambulazione, il vestirsi, la salita e la discesa delle scale, arrivando talvolta anche ad impedire il sonno.
L’insorgenza dolorosa può comparire in seguito a gara e/o allenamento, essere già presente prima della prestazione e scomparire durante la fase di riscaldamento. Nei casi estremi la sintomatologia algica impedisce di fatto la prestazione stessa. Il dolore può irradiarsi, estendendosi lungo la muscolatura adduttoria e/o addominale, in direzione del perineo e degli organi genitali, generando, in tal modo, dei possibili errori diagnostici. Dal punto di vista oggettivo, il paziente lamenta dolore alla palpazione ed allo stiramento contro resistenza; inoltre, in quest’ambito, riveste una grande importanza l’osservazione di come il paziente si muova, cammini e si spogli.
Se prendiamo in considerazione e valutiamo gli aspetti tecnici del calcio possiamo capire il perché: tutte le volte che il giocatore calcia la palla, attiva, oltre i muscoli flessori dell’anca, gli adduttori, che da una posizione di estensione favoriscono il movimento opposto: se il calcio avviene di piatto (evento molto frequente, se nel momento del calcio un avversario contrasta l’azione, quando i terreni sono scivolosi a causa della pioggia , l’equilibrio dei giocatori è precario e i giocatori dovranno stabilizzare maggiormente gli arti inferiori mediante un costante lavoro degli adduttori.
In ogni caso nell’ambito del calcio esistono senza dubbio molti gesti tecnici che possono favorire l’insorgenza della patologia: salti, dribbling, movimenti di cutting in generale, contrasti in fase di gioco effettuati in scivolata ( e quindi con gamba abdotta e muscolatura abduttoria in tensione), costituiscono indubbiamente dei fattori che causano forti sollecitazioni a livello della sinfisi pubica, innescando un meccanismo di tipo sinergico e combinato tra muscolatura abduttoria ed addominale (Benazzo e coll., 1999).
Oltre a ciò, il gesto stesso del calciare e la corsa effettuata su terreni che possono risultare
in un certo qual modo sconnessi, costituiscono ulteriori fattori di intensa ed abnorme sollecitazione funzionale della sinfisi pubica (Benazzo e coll., 1999; Scott e Renström, 1999). Sempre a questo proposito è importante ricordare la teoria formulata e proposta da Maigne (1981), basata sullo squilibrio
funzionale nel quale si trova ad operare meccanicamente la colonna del calciatore costretto, dalle esigenze biomeccaniche di gioco, ad un costante atteggiamento iperlordotico, aggravato anche da eventuale contrattura, spesso bilaterale, dei muscoli Psoas- Iliaco.
Questa particolare situazione provoca, a livello della cerniera dorso-lombare, un conflitto tra le articolazioni vertebrali ed il piccolo ed il grande nervo addomino-genitale, responsabile, quest’ultimo, dell’innervazione sensitiva della regione inguinale.
Nello sportivo quindi la pubalgia sarebbe indotta dalla combinazione di eccessive trazioni muscolari da parte della muscolatura addominale ed adduttoria, da stress a livello osseo causati da torsioni ed impatti che si verificherebbero durante la corsa, da movimenti violenti effettuati con scarso controllo muscolare (come ad esempio tiri, tackles, cambiamenti di direzione ecc.) e da costrizioni meccaniche, soprattutto di tipo torsionale, della sinfisi pubica.
La maggioranza degli Autori concorda con il fatto che, in condizioni di normalità funzionale, i muscoli dell’addome e la muscolatura adduttoria, hanno una funzione antagonista ma biomeccanicamente equilibrata.
Nelle pubalgie esisterebbe un disequilibrio tra adduttori troppo potenti e muscoli larghi
dell’addome di tonicità insufficiente. Di fatto, questo disequilibrio funzionale si ripercuoterebbe negativamente a livello pubico l’ipertonia del muscolo quadricipite femorale parteciperebbe a questo disequilibrio funzionale, aggravandolo.
Dolore muscoli adduttori della coscia bilaterali in calciatore agonista
Pz maschio di 24 anni, calciatore attaccante di una squadra di Promozione della provincia di Viterbo.
All’anamnesi presenta pregressa distorsione alla caviglia sinistra con distacco frammentario al livello del malleolo peroneale risalente al Luglio del 2008, schiacciamento L5-S1, attuale dolore mm adduttori della coscia bilateralmente sia a livello del ventre muscolare sia all’inserzione tendinea pubica da circa un mese e mezzo (riferisce che tale problema se lo porta dietro da qualche anno con fasi di acutizzazione e remissione alternate – trattate con applicazione locale di fisioterapia antalgica strumentale – ma mai di intensità eguale al presente stato, vale a dire zoppia, obbligo di interrompere la fase di allenamento, impossibilità a disputare le gare, dolore notturno).
Da due mesi circa avverte inoltre uno stato di dolenzia latente che a volte si acutizza a livello dei mm glutei bilateralmente.
Dalla valutazione posturale si evince un aumento delle fisiologiche curve vertebrali, con marcata presenza di iperlordosi lombare, nonché una minore presenza del tono muscolare a carico degli addominali.
Strutture trattate in prima seduta: MM psoas-iliaco bilateralmente che aumentava la lordosi lombare, inibizione MM adduttori (ventre muscolare) bilaterali, scarico della Membrana otturatoria bilateralmente, Thrust sulla vertebra dorsale D9, decompressione sinfisi pubica, inibizione MM piriforme bilateralmente, fasce e setti muscolari a carico mm quadricipite, adduttori e tensore della fascia lata bilaterali; applicazione di Taping Neuromuscolare a carico della muscolatura adduttoria e paravertebrale lombare sempre bilateralmente secondo la tecnica a tensione 0 inserzione-origine per il completo scarico; a fine seduta si consiglia particolare attenzione allo stretching per i muscoli di entrambi gli arti inferiori ed un periodo di riposo di circa 4 giorni.
In seconda seduta la sintomatologia clinica fortemente diminuita permette la ripresa degli allenamenti; a seguito della seconda seduta di trattamento osteopatico si decide maggiormente per esercizi di mantenimento a livello posturale per attuare, monitorare ed incrementare lo scarico tensione muscolare raggiunto, seguito sempre dall’applicazione del Tape sui muscoli adduttori.
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