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“L’importante sarà sapere di aver dato tutto ciò che ho dentro”

“Anche se non dovessero arrivare olimpiadi o mondiali, l’importante sarà sapere di aver dato tutto ciò che ho dentro”. Parla Rudy Gandola, la stella dell’atletica orvietana.

È il più forte velocista umbro di sempre, nonostante la giovane età è già un’atleta di grande esperienza con un curriculum sportivo importantissimo. Lo incontriamo allo stadio “L.Muzi” di Orvieto dove a volte si allena nel fine settimana quando torna nella sua casa di Lubriano, mentre il suo campo di allenamento abituale è il “Santa Giuliana” di Perugia dove vive ormai da due anni per motivi di studio. Basta guardarlo negli occhi per capire la sua determinazione e il suo desiderio di arrivare lontano; alla fine di un intenso allenamento l’atleta della Libertas Orvieto Cristopher Gandola, per tutti semplicemente Rudy, si racconta.

Chi è Christopher Gandola, per tutti semplicemente Rudy?

Che domanda difficile…. Bhe Rudy è un ragazzo semplice che ha trovato nell’atletica un posto dove divertirsi e fare nuove amicizie. Studio massofisioterapia, e quando posso aiuto la mamma all’agriturismo.

Hai iniziato a calcare le piste di atletica leggera da giovanissimo, perché hai scelto questo sport e da quanti anni lo pratichi?

Si giovanissimo ricordo che mamma mi diceva che a nove mesi ho iniziato a camminare ma più che camminare era correre; a fare atletica poi ho iniziato a 6 anni con Carlo Moscatelli, eravamo in pochissimi e ancora ricordo che ci si allenava nella palestra del ragioneria! Ormai ho 20 anni quindi sono già 14 anni che pratico questo sport stupendo.

Sei giovanissimo, ma nonostante questo il tuo curriculum sportivo è già impressionante, parlaci dei tuoi risultati

Beh curriculum impressionante non esageriamo, mi sto dando da fare e penso che si può sempre migliorare!! La fortuna che ho è poter stare sempre o quasi a contatto con il mio allenatore e questo mi ha portato l’anno scorso a correre in 10.71 sui 100 e quest’inverno a confermare il 3° posto ai campionati italiani under23 nei 60 indoor, la gara che preferisco. Bellissimo e inaspettato è stato il 7.24 nella gara del lungo del 1 maggio ad Orvieto durante il memorial “L.Coscioni”, che mi ha emozionato moltissimo perché era la prima gara nella mia città dopo anni e vincere facendo il personale sulla pista di casa non è qualcosa da tutti i giorni!

Chi è il tuo allenatore e quale è il tuo rapporto con lui?

Il mio allenatore è Salvatore Turco. Penso di essere fortunato perché come diceva Gabriella Dorio “la fortuna di un atleta è trovare un buon allenatore vicino a casa” e io in questa frase mi ci trovo in pieno perché è grazie a lui che sono cresciuto atleticamente ma ancora nella testa!

Hai origini americane, pratichi velocità e salto in lungo, tante cose in comune con un grande del passato il “figlio del vento” Carl Lewis, è lui il campione a cui ti ispiri?

Si sono americano ma anomalo diciamo perché non sono altissimo e quindi più che a Carl Lewis, che stimo e che mi piace tantissimo, quello a cui mi sento più vicino è l’ex primatista mondiale dei 100m Maurice Greene: penso che se fosse stato alto come Bolt o se avesse avuto 10 cm in più di statura sarebbe stato un fenomeno, ancora di più di quello che è stato. È alto 1.69 ma correva come una scheggia! Quindi per analogie di altezza mi ispiro a lui quando corro; quando salto invece sento di essere più simile a Ivan Pedroso, un cubano meno noto di Lewis o Powell, ma capace in passato di cose grandissime e trovo analogie con lui sia fisicamente che come corsa nel lungo!

Oggi la velocità mondiale vive un momento straordinario grazie a tre grandi interpreti Bolt, Powell, Gay, quale è per te il numero uno e perché?

Powell. Powell tutta la vita, ma la mia è solo una questione di simpatia… Ovviamente Bolt è il numero uno, è un marziano, il più forte di sempre. È un talento nato e riesce a trasmettere molto quando corre! L’atletica deve molto a questo straordinario atleta giamaicano capace di portare questo sport all’attenzione del mondo grazie alle sue imprese.

Dove vuole arrivare Rudy?

Mi piace nutrire ambizioni olimpiadi, mondiali, europei sono ovviamente il sogno di tutti gli atleti e di tutte le persone che fanno uno sport; non nego che mi piacerebbe arrivare là, ma anche se non riuscissi a raggiungere tutto sarebbe bello sapere di aver dato tutto quello che ho dentro. Non tutti i sogni si realizzano ma l’importante è lottare con tutto se stessi per farli diventare realtà.

E conoscendo Rudy e la determinazione che mette quotidianamente nell’atletica non facciamo difficoltà a crederci che qualche sogno lo realizzerà davvero!

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