Le interviste del venerdi di OrvietoSport.
Alessandro Leoni è molto giovane ha poco più di vent’anni, ma le foto che ci mostra parlano chiaro! Le sfide che intraprende questo ragazzo ogni volta che va a pescare, non sono certamente da secondo piano! “Confrontarsi con se stesso in un teatro naturale, è un esperienza unica” dice Alessandro. Lui oltre ad essere un appassionato di carpfishing, è anche uno dei più importanti esponenti e articolisti a livello nazionale, di questa disciplina, con particolare riguardo al settore esche.
Presentati ai nostri lettori
Sono originario del Piemonte,nato nel 1986. Nel 2002 mi sono trasferito nel comune di Castelviscardo con i genitori. Vado a pescare da quando ero piccolo e come spesso accade la prima volta mi ci ha portato il papà, ma poco dopo le redini della mia passione le presi da subito in mano io, e se non ricordo male fu a 14 anni la prima notte passata a dormire su un lago a caccia di grandi carpe. Il carpfishing prima ti incuriosisce e non appena catturi una carpa ti preleva dal mondo. Tant’è che questa tecnica ha da subito affascinato una moltitudine di gente,soprattutto giovani tanto che adesso si stimano circa 15000 carpisti in tutta Italia, e quello che più ci affascina è la passione che condividiamo, che ha come “avi” il rispetto per la natura e per il pescato.
Ma il carpfishing non è affatto pesca; o per lo meno non lo si può definire esclusivamente tale, dovendo vivere o meglio campeggiare sulla riva di un lago o di un fiume, immerso in mezzo alla natura è terribilmente affascinante. Oltre alla passione per la pesca ho la grande fortuna di godere della passione per le scienze, e frequentando dapprima l’istituto tecnico agrario e poi la facoltà di scienze Agrarie a Viterbo dove studio per diventare dapprima agronomo e poi enologo. Proseguendo con gli studi ho poi affrontato il campo agroalimentare fondamentale per scovare curiosità nel settore esche, in quanto utilizzando esche composte da farine vegetali e animali unite a aromi e additivi è stato un vero piacere esaminarne la costruzione nei minimi dettagli e scoprirne la chimica e l’alchimia di funzionamento. Dico “alchimia”, per definire tutte quelle situazioni in cui non si ha una pronta spiegazione tecnica per cui non si è catturato del pesce o il nostro avversario ha vinto una gara al posto nostro.
Alessandro dove pratichi e dove si può praticare il carpfishing?
Lago, fiume che sia, vige sempre una regola: Rispetto perla natura! Lo stare a contatto con la natura spesse volte incontaminata, contempla molta responsabilità sia in tema sicurezza, che in termini di riguardo per la natura. L’ ambiente di pesca può variare notevolmente, basti pensare all’ambiente particolare del fiume: corrente sostenuta, sponde molto ravvicinate, vegetazione caduta in acqua. O magari il bellissimo paesaggio di un piccolo lago naturalizzato, con canneti e ninfee a perdita d’occhio. La carpa infatti è un pesce estremamente rustico e riesce a vivere praticamente in tutte le acque di fondovalle e di pianura. Alla fine risulta essere estremamente curioso persino riconoscere le varie differenze morfologiche dei pesci e collegarle con l’ambiente in cui vive, vedere il loro sviluppo annuale e collegarlo con le disponibilità alimentari. A livello personale posso dire di essere innamorato del lago di Bolsena, meglio conosciuto come il bacino di origine vulcanica più grande d’Europa, è ricchissimo di carpe anche di taglia considerevole, un grande pregio che lo rende meta di carpisti provenienti da tutta Europa.
Quale attrezzatura è necessario avere?
Già mi pare di vederla!Si parte dalle canne in numero non minore di due, poi il rod pod, un attrezzo generalmente di metallo che serve per appoggiare le canne da pesca sulla riva, ed a seguire una kermesse di attrezzi da campeggio. Ogni volta che si parte per una battuta di pesca il materiale da caricare sulla macchina è veramente tanto, anzi molte volte si ricorre anche a coprire il tetto dell’abitacolo, Il fatto è che trascorrere la notte in riva ad un lago non è cosa semplice e occorre una buona tenda, un lettino per tenersi sollevati dal suolo ed evitare l’umidità, un buon sacco a pelo, la roba da mangiare con relativi fornelli, pentole e pentoline; ma quello che occupa seriamente spazio sono le esche, ne servono chili e chili… già le nostre carpe sono veramente affamate.
Cosa ci puoi dire a proposito delle esche?
Alla base della nostra tecnica c’è un’esca particolare di forma sferica, piccola come una biglia che si chiama boilies.. la possiamo definire come esca principe ed è certamente la più utilizzata, la sua composizione molto essenziale è a base di farine vegetali e di pesce impastate con uovo liquido e poi cotte in acqua bollente, da cui il nome boilies.. un po’ come gli gnocchi se vogliamo e possono essere acquistate già fatte, oppure possono essere self-made e di conseguenza si possono costruire da soli. Ed è proprio qui che l’inventiva del gourmet pescatore, cerca di avvicinarsi il più possibile al palato sofisticato di una carpa… ma sono cose per stomaci forti, non tutti sanno resistere ad un abbinamento pesce e ananas! Ed è proprio quello in cui consiste il mi lavoro, testo e provo nuovo materiale comprese le esche che poi verranno messe sul mercato, dopo opportune modifiche eventualmente apportate al prodotto.
Le aziende di questi settori sono molto vicine a quelle che sono le reali esigenze del pescatore e i collaboratori sono veramente i fili di questi burattini, atti ad avere un’azione misurata sul pubblico.
I trucchi del mestiere?
Non esistono trucchi. Ci vuole un grande senso dell’acqua, saper leggere attentamente ogni singolo elemento che circonda il contesto di pesca che stiamo affrontando: il fondale, innanzi tutto; i salti dei pesci in superficie. Dunque per catturare un grande pesce, occorre dapprima una grande esperienza, l’esca giusta e poi tanta, tanta pazienza in attesa che questo abbocchi.
Ma i pesci che fine fanno?
Rispondo con due parole: Catch and Relase,letteralmente cattura e rilascio del pescato.
Come accennato precedentemente, uno dei dogmi del carpfishing è certamente il rispetto per il pescato, la preda infatti viene dolcemente adagiata su un materassino, di gomma piuma, viene privata dell’amo, con cui è stata catturata e a seguito di un paio di scatti fotografici viene immessa nuovamente nel suo ambiente naturale con particolare cura ed attenzione.
Il mio record è ora fissato a 22,600 kg preso nel lago di Bolsena, una bellissima regina, lunga slanciata la classica morfologia dei grandi pesci che abitano queste meravigliose acque. Il combattimento è stato lungo ed entusiasmante, quasi si trattava di un inseguimento tra noi ed il pesce in quanto, è consueto che una volta agganciati i i pesci percorrano anche alcune centinaia dimetri prima di essere guadinati.
Parlaci dell’altra tua passione il giornalismo?
Per quanto riguarda il giornalismo, è stato ed è ancora molto bella come esperienza ti da la possibilità di crescere e maturare, molto velocemente. Adesso scrivo su due delle maggiori testate giornalistiche che trattano di carpfishing a livello nazionale, in particolare Carpa x Tutti su cui ho iniziato e Carpfishing magazine del gruppo Acacia Edizioni; tra poco sicuramente arriverò a tre, solo il tempo di determinare gli ultimi accordi.
I miei articoli, in particolare, seguono una corrente di carattere scientifico, faccio continuamente ricerche nel campo delle esche. Esempio è il comportamento degli aromi in acqua le sostanze che hanno il compito di attrarre il pesce, della caratteristiche nutrizionali delle esche e del miglioramento della loro assimilazione. Altra grande frontiera è quella degli esaltatatori di sapidità, oggi scorze ed estratti naturali di lievito, che hanno sostituito l’ancestrale glutammato.
Il tutto mi permette di ottenere notevole spazio sulle riviste, e di divulgare a migliaia di lettori le mie esperienze e ciò che rappresentano le mie ricerche scientifiche.
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