È rosa e pesa ben 1.724 grammi la neonata Garzantina dello sport, che strizza l’occhio alla Gazzetta, per il colore della copertina, e alla nazionale italiana di calcio, per quanto riguarda il dorso azzurro. I vagiti della creatura, in altre parole le voci, sono 6.100 su 1.696 pagine. E vanno dalla A di Amateur Athletic Association (AAA), la federazione britannica di atletica, costituita a Oxford nel 1860, la più antica al mondo, fino alla Zeta di Zwerver (Ronald Ferdinand), “schiacciatore-ricevitore” olandese, protagonista del volley mondiale anni ’90. Un’impresa ponderosa dove tavole esplicative dello stile crawl si alternano all’epica foto di Muhammad Ali sul ring di Kinshasa, dove note sugli album Panini e l’introvabile figurina di Pierluigi Pizzaballa, portiere dell’Atalanta, trovano posto insieme alla dotta disquisizione su teatro e sport di Oliviero Ponte di Pino.
Per quanto l’opera brilli di equilibrio e senso della misura, i blog registrano già alcune lamentele. Non per Luciano Moggi di cui si mette in dubbio l’effettivo ritiro dal mondo del calcio. Ma per la scarsità delle 58 righe dedicate a Zlatan Ibrahimovic, acrobatico giocatore dell’Inter capaci di colpi di tacco da Taekwondo, rispetto alle 84 spese per il Taekwondo, disciplina marziale il cui nome significa «via del calcio e del pugno», codificata nel 1955 dal generale Choi Hong Hi, caduto poi in disgrazia presso il governo di Seoul a causa di un viaggio in Corea del Nord.
Per quanto riguarda il doping, l’etimo sarebbe da cercare in Africa, nel “dop”: bevanda eccitante che i guerrieri Zulu usavano durante le battaglie, comprese quelle contro gli inglesi. L’assunzione di sostanze stimolanti non era sconosciuta a greci e romani. Nei giochi olimpici del 668 a. C., funghi allucinogeni e testicoli di montone furono presi dagli atleti. Intrugli non peggiori del cocktail di stricnina e brandy ingerito da Thomas Hicks, vincitore della maratona olimpica nel 1904, colto da sincope all’arrivo. Per individuarne tali pozioni bastava forse annusare l’alito, ma già nel 1910, un chimico russo, Bukowski, effettuò i primi controlli per rilevare gli alcaloidi nella saliva. A farne le spese, nel ’12, fu un cavallo dal nome sospetto, Bourbon Rose, cui fu sottratta la Coup d’Or de Maisons Lafitte. Ma l’effetto non fu immediato, se Fausto Coppi ammise «La bomba la prendono tutti e se qualcuno nega è meglio non avvicinarsi con un fiammifero acceso» (vedi alla voce Umorismo).
Al campione morto di malaria sono dedicate più righe che all’eterno rivale Gino Bartali: 114 contro 90. Più difficilmente qualcuno lamenterà l’assenza di una voce “Aldo Biscardi”, al quale sono stati preferiti giornalisti come Nando Martellini, Sandro Ciotti, Mario Ferretti. Tra l’altro quest’ultimo è il padre di Claudio Ferretti, anch’egli giornalista sportivo, uno dei due curatori della Garzantina, insieme ad Augusto Frasca, già nel comitato scientifico della Treccani dello Sport. Il conduttore del Processo del lunedì dovrà accontentarsi di una menzione en passant. A Gianni Brera è attribuita l’invenzione di neologismi come “melina” ma anche di termini comune come “libero” e “centrocampista”, divenuti abicì del calcio, nonché di una nozione geopolitica come “Padania”. Bossi è avvertito sul copyright. Certo la convivenza del giornalista di San Zenone Po e di Flavio Briatore nella stessa pagina è stridente e sarebbe un bel reality. Per il geometra di Verzuolo, vengono spese parole lusinghiere e risparmiati riferimenti allo stile di vita, che pure ha fatto epoca. Toccano invece a Bobo Vieri, «spesso protagonista del gossip» e di «flirt televisivi» (speriamo non legga e cada di nuovo in depressione).
Molto lusinghiera è la scheda dedicata a Deborah Compagnoni (55 righe): «Una classe innata, un equilibrio e una maturità agonistica invidiabili». E, dulcis in fundo, «dopo la fine della carriera agonistica si lega si lega sentimentalmente all’imprenditore Alessandro Benetton». Anche questo fa palmares. Mica male per una gigantista della forestale. Alberto Tomba (75 righe), uno degli atleti più premiati della storia dello sci, tre ori olimpici e 50 successi in coppa del mondo, bolognese dalla “corposa esuberanza” viene risparmiato da commenti su possibili partecipazioni all’Isola dei famosi, e flirt vari. Il più famoso dei quali (Tomba-Colombari) ha creato molto gossip e un’associazione di cognomi un po’ funerea.
Per quanto riguarda strafalcioni e licenze poetiche, si sorvola su Giovanni Trapattoni e l’indimenticabile conferenza stampa di Monaco in cui inveì contro Strunz, mentre Vujadin Boskov è ricordato per «un italiano approssimativo ma di presa immediata» e aforismi come «Rigore è quando arbitro fischia». Se esaustive note sono riservate ai vincitori del “pallone d’oro”, come Kakà e Cristiano Ronaldo, nessuna menzione si fa del “bidone d’oro”, il portoghese Ricardo Quaresma, detto il “Trivela”. A proposito di trasferimenti auriferi: una tabella pone ai vertici quello di Shevchenko al Chelsea per oltre 45 milioni di euro nel 2006 e alla base quello di Enrico Sardi e Aristodemo Santamaria, nel 1913, dall’Andrea Doria al Genoa per 1.600 lire. A testa s’intende e del resto la parsimonia ligure è nota. Una cifra che scatenò proteste e minacce di sospensione a vita per i due giocatori tacciati di “professionismo”. L’accusa oggi suonerebbe molto lusinghiera.
«Sport», a cura di Claudio Ferretti e Augusto Frasca, Garzanti, Milano, pagg.1.696, € 45,00.
fonte:
www.ilsole24ore.com
Antonio Armano
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