Un po’ di sale in meno ma tanta vita in più. Ridurne l’uso in cucina salva la vita: bastano 3 grammi in meno ogni giorno per tagliare del 20% la probabilità di andare incontro a un ictus e del 15% il rischio di infarto. Un accorgimento non da poco considerando che insieme ictus e infarto uccidono ogni anno 17 milioni e mezzo di persone nel mondo: lo stesso numero di vittime fatto da Aids, malaria, tubercolosi, diabete, cancro e malattie respiratorie croniche tutte insieme, sottolinea una nota dell’European Heart Network, che ricorda l’appuntamento di domenica prossima, giornata mondiale per il cuore. “In Europa 2 milioni di cittadini – scrive l’Ehn – perdono la vita ogni anno per queste malattie. Non solo è una strage, ma costa all’Unione Europea 192 miliardi di euro l’anno. Nel 2025 un adulto su tre avrà la pressione del sangue troppo alta: tradotto in cifre si tratta di un miliardo e mezzo di persone. Ridurre il consumo di sale abbassa la pressione del sangue e riduce il rischio di malattie cardiovascolari nelle persone che hanno la pressione normale, ma anche in quelle che hanno già la pressione alta. Non è dunque mai troppo tardi per cominciare a mangiare meno salato. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno, che equivale a un cucchiaino da the, tutto incluso: acqua della pasta, insalata, salse, sale nei cibi conservati o in scatola”. “In realtà, per il sale contenuto nei cibi conservati – fa notare Ehn – possiamo fare ben poco, salvo consumare in generale meno cibi in scatola, patatine, snack, salse, salumi, ecc.. Una ricerca recente ha evidenziato che l’obesità dei bambini dipende anche dal sale, perché i cibi molto sapidi aumentano la sete e i piccoli non bevono acqua ma bibite zuccherine, incrementando così l’introduzione di calorie e aumentando di conseguenza il peso”.”Possiamo invece fare molto – sottolinea l’Ehn – sul contenuto di sale dei cibi che prepariamo in casa ogni giorno: un po’ meno sale nell’insalata, nell’acqua della pasta, nelle salse e nei sughi, e un po’ meno salumi e cibi conservati e in scatola”. L’European Heart Network sta combattendo da tempo per attirare l’attenzione su questo tema a livello europeo. Il consumatore, ricorda infatti, ha il diritto di essere informato sul contenuto in sale dei cibi che acquista e di poter scegliere. Per questo, l’Ehn, rifacendosi alla segnaletica stradale dei semafori, propone di segnalare con rosso, giallo e verde il contenuto in sale sulle etichette dei cibi preparati. “Potrebbe essere un grande aiuto – spiega – per il consumatore consapevole e informato. Si spera che l’Unione Europea accolga questo suggerimento e lo adotti su larga scala: in effetti Bruxelles sta lavorando da tempo a un ‘Libro Bianco’, documento strategico sulla nutrizione, il sovrappeso e l’obesità nel Vecchio continente. Questa iniziativa – conclude l’Ehn – vuole combattere l’emergenza delle malattie cardiovascolari, patologie provocate non da un killer, ma da una squadra di complici, che vanno identificati e contrastati uno per uno. Sotto accusa diabete, alti livelli di colesterolo, fumo, alimentazione povera di frutta e verdura, sovrappeso e obesità, inattività fisica. Nel loro insieme, questi fattori di rischio hanno la responsabilità della morte di 80 persone su 100 colpite da infarto o da ictus”.
Roma, 22 set. (Adnkronos Salute)
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